Articolo a cura di | Alessandro Pesce
“Una giovane donna alle prese con vari tipi di dipendenze entra in possesso di un’antica scatola ropmpicapo, ignara che il suo scopo è evocare i Cenobiti, un gruppo di esseri sadici sovrannaturali da un’altra dimensione.”
Dopo una lunghissima attesa e una grande quantità di scetticismo da parte della critica, arriva il nuovo film dedicato ai sadici Cenobiti : Hellraiser. Diretto da David Bruckner (su sceneggiatura di Ben Collins e Luke Piotrowski) il film vede l’importante aiuto, in carico di produzione, nientemeno che dallo stesso “creatore” Clive Barker; dando vita ad un’opera che segna l’anno ZERO, ripartendo dalle basi fondamentali esplorate dalle pagine dell’ormai celebre The Hellbound Heart e facendone un elemento tanto nuovo, nella propria struttura, quanto romantico in senso nostalgico di appartenenza Letteraria/Cinematografica. Scontrarsi con il passato potrebbe sembrare inevitabile, visto il grande peso specifico del Cult datato 1987 (diretto dallo stesso Barker) e che ha portato nella leggenda il grande Doug Bradley nel ruolo di Pinhead; eppure questo Hellraiser (produzione originale Hulu) ha saputo differenziarsi su molteplici fattori : il più importante (ed evidente in senso di brusìo mediatico) il cambio di sesso del celebre sacerdote, portato quasi nella sua forma “pensata” originaria, interpretato dalla bravissima Jamie Clayton; in secondo luogo una lenta ed approfondita conoscenza della famosa scatola; portata in questa occasione come vera e propria protagonista del racconto. Ogni percorso del peccato viene esplorato secondo precisi sentieri dettati dal cammino della razza umana : dipendenza, smania di potere, abusi e sensi di colpa elevano la struttura del racconto con grande pacatezza, non affrettando mai i tempi e tenendo costante l’andatura, posta come forma di lettura, senza mai strafare e gestendo ogni frammento come un vero e proprio rompicapo. Le atmosfere lugubri e cimiteriali sono sempre impostate come fattore principale, infondendo una persistente pressione al collo dello spettatore e regalando quella tipica patinatura appartenente ad un cinema quasi Gotico, trasformando la contemporaneità in una forma quasi astratta dove i sadici Cenobiti camminano indisturbati. La nuova vita è, anch’essa, una grande componente di soggettiva, offrendo spunti sempre interessanti, dove il regista gioca a creare cerchi alchemici di pregevole fattura. Hellraiser viaggia a pari passo esattamente con il vero concetto di potere, reagendo all’opprimente cancello che separa la realtà dalla convinzione e dove il denaro ha la totale incapacità di operato in cui solo l’aldilà è in grado di gestire i maggiori servizi. I protagonisti di questo racconto inseguono un desiderio troppo lontano dalla concezione umana e cercano di trovare una risposta ad una domanda fin troppo complessa da formulare, entrando in un inquietante gioco alla sopravvivenza dove non sarà semplice trovare una via di fuga. La grande qualità delle immagini, sempre tarate verso una tavola di grigio/azzurro, sono un vera spina nel cervello dello spettatore, offrendo attimi di grande tensione anche, e specialmente, proprio grazie a questa calibratura sempre corretta in modo molto asfissiante e portando la mente esattamente dentro un contesto quasi etereo e poco terreno : tutta la grammatica di girato ha esattamente lo scopo di non dare punti di riferimento di appartenenza, scontrando frontalmente un inferno disceso in terra con profondo senso fisico. Ovviamente l’aspetto del Body Horror è un altro blocco imponente e, esattamente come i romanzi ci suggeriscono, la base portante dove le creature che gestiscono l’inferno riescono ad intervenire sul “Nostro Piano“, creando veri e propri scenari al limite dello Splatter ed elevando la poesia del dolore sotto una luce colpevole del male che l’uomo elabora sotto un falso controllo di onnipotenza autoproclamata. L’aspetto completamente rinnovato dei Cenobiti è estremamente funzionale e portano, nella loro totale stravaganza visiva, un dono al nuovo immaginario collettivo di facile (futuro) riconoscimento. Il senso di diverso è direttamente proporzionale al grande (non) protagonista di questo racconto : Pinhead. Il sacerdote extradimensionale, come già affermato, viene completamente trasformato in un qualcosa che associa la forza, la paura, il pacato parlato sempre poetico e un’eleganza davvero spietata. Jamie Clayton è dentro il personaggio sotto tutti gli aspetti e ad ogni suo intervento riesce ad incantare lo sguardo e l’udito, grazie ad un doppiaggio completamente asessuato ; LA SUA Pinhead riesce ad infondere il preciso stato d’animo richiesto : Puro Terrore. Il minutaggio offerto al personaggio non è, giustamente, invasivo e questa reputiam essere una grandissima scelta stilistica, creando così quella sensazione di oscura presenza solo ed esclusivamente sotto una richiesta esplicita e dove l’espressione della punizione funge da esecuzione divina senza mezze misure, chiudendo il sipario ad azione estrema eseguita, giudicando le scelte dei malcapitati protagonisti sotto diverse forme che la “scatola propone“. Questa costruzione è uno degli aspetti “nuovi” al franchise : finalmente tutte le sei forme che il “Lament Configuration” assume, appartiene ad una diversa punizione : Lament, Lore, Laudarant, Liminal, Lazarus e il finale Leviathan vengono introdotte e gestite in modo graduale, esponendosi nei modi più variopinti e dando un grande senso logico all’attività propria che il box infernale crea attorno a se, mutando in continuazione e andando avanti per il proprio cammino famelico di sangue e carne. Il Potere di questa strana “entità di metallo” risiede Nel Dominio e proprio su questo concetto Clive Barker sodomizza ogni anima dannata, non escludendo David Bruckner e, anzi, rendendolo un Cenobite nascosto nell’ombra, abile nell’agire sotto inquadrature sempre precise al millimetro e spietate nel rendere piacevole ogni punizione corporea inflitta. Hellraiser supera di gran lunga ogni aspettativa e regala grande cinema del terrore, emozionando lo sguardo sotto un genere tetro e perennemente arrabbiato dove il male ha sempre l’ultima parola, non lasciando mai quella strana sensazione di totale rassegnazione verso un qualcosa di fin troppo forte da fronteggiare. L’ottima gestione del reparto “Soundtrack” enfatizza ogni scena, passando da tappeti sonori cacofonici e disturbanti fino a veri e propri lamenti epici che glorificano le spettacolari sequenze catastrofiche.
-Quando il suono delle catene echeggia negli angoli creati dall’inferno, ogni speranza cesserà di respirare.-
Hellraiser è distribuito in Esclusiva da HULU a partire dal 7 Ottobre.