Articolo a cura di | Alessandro Pesce
“Due esorcisti con l’aiuto di una suora danno la caccia ad alcune anime dannate ritornate dall’inferno. Tra Labirinti di seduzione e intrighi malefici il piccolo gruppo dovrà fronteggiare un male nascosto nell’ombra da troppo tempo.”
“Tra gli anni 60 e 70 si stima siano state perdute del tutto circa una decina di pellicole solo in Italia ed almeno un migliaio nel resto del Mondo. Film minori, dimenticati, di cui nessuno ha mai sentito la mancanza, rimasti stipati in qualche magazzino in attesa di una distribuzione che non arrivò mai, fino al completo dissolvimento dei master originali. Tra questi cimeli fagocitati dall’oblio, diventati il sacro Graal del collezionismo si annovera DEVIL TIMES TWO, una piccola produzione italo/giapponese di fine anni 70, un film di cui nessuno sapeva nulla, trasmesso solo due volte su una TV privata Veneta e ritrovato per caso, durante un trasloco su una vecchia VHS. Quella che vi mostreremo è l’unica copia esistente, la registrazione originale ed integrale, andata in onda su TeleLaguna l’8 Dicembre del 1983 alle 3:30 di Notte.”
La voce narrante introduce questo testo, mettendo subito lo spettatore dentro un’affascinante sguardo al passato dove, fin dai primissimi frame, pone le basi (come Blair Witch Project insegna) su di un tipo di visione diversa dal solito. Tutto il sentimentalismo degli anni d’oro delle programmazioni di recording ,ad orari assurdi, dei videoregistratori risponde ad un comando cadenzato sul B-Movie, sintonizzando una frequenza completamente simbiotica ad un senso di appartenenza ormai quasi dimenticato. Ogni fotogramma del racconto diretto da Paolo Del Fiol è esattamente un tuffo nella romantica sporcizia d’immagine d’annata; calibrata, con sguardo attento, ad una fedeltà sinfonica dedicata ai ricordi adolescenziali. Il film si potrebbe diramare in due separate classificazioni : prendendo in considerazione la pellicola in se, come prodotto, concepito e distribuito all’epoca; oppure, e probabilmente più affascinante, l’aspetto di un qualcosa nato nel recente periodo e studiato ad HOC per ricreare quelle tipiche atmosfere. La già citata patinatura caratteristica degli anni, associata alla creazione di un emittente televisiva assolutamente inesistente, non fan altro che disseppellire quei precisi istanti attraversati davanti ad un relitto a tubo catodico da 20″ (magari anche semi guasto e dalla non eccelsa ricezione), catapultando la mente su ricordi sbiaditi e offrendo addirittura spazio alle più bizzarre e improbabili inserzioni pubblicitarie. Questi fattori, fusi ovviamente con l’aspetto di girato, aumentano la particolarità di operato, dando allo spettatore un motivo in più di attenzione e curiosità. Il film , in se, muove le proprie radici sulla classica storia a cavallo tra la Hammer Production, con annesse figure femminili sensuali e provocanti, dando spazio ad uno splatter mai eccessivo e sempre contestualizzato alla causa. Tale aspetto non è assolutamente da sottovalutare, in quanto Devil Times Two non ha quella pretesa di accomodarsi su schematizzati generi; espone una narrazione scorrevole, capace di tributare il cinema “minore” (secondo la critica), portandola ai giorni nostri con grandissima disinvoltura. L’aspetto paranormale è di chiarissimo stampo inglese, forgiando tutto il proprio globo con “le Ritornanti” nella figura storica delle tipiche streghe ammaliatrici celebri (nel panorama cinematografico) nella seconda metà degli anni 60, mischiandole dentro un contesto esoterico che porta alla memoria addirittura l’incantevole capolavoro di Alberto De Martino ,creando una sorta di inversione di ruoli e offrendo addirittura colpi di scena del tutto inaspettati. Il cast, composto da Paolo Salvadeo, Erika Saccà, Reiko Nagoshi, Amira Lucrezia Lamour, Denise Brambillasca, Martina Vuotti, Enrico Luly e Alessandro Carnevale Pellino si muove in modo armonioso, dando un grandissimo senso collaborativo ad un racconto sicuramente semplice nella propria struttura, ma assolutamente coinvolgente e che non ha paura di osare in scene Extreme; dalle nudità ai rimandi di casa Troma sempre cari al cinema indipendente. Proprio questo aspetto lega, in maniera autoritaria, un distacco netto al “mainstream“, andando dritto per la propria strada e fidandosi del , sempre caro, utilizzo dei mezzi artigianali, consegnando la realizzazione degli effetti di Make Up a Reiko Nagoshi e delle “creature” nientemeno che a Fabio Taddi, evocando anche quel sapore “Monster” che, contestualizzato all’interno del racconto, risulta essere un vero e proprio spettacolo. L’intelligente utilizzo di effettistiche sonore “naturali” vengono collocate con lo scopo di non perdere mai il contatto con la realtà del film e, nonostante un doppiaggio dissonante e fin troppo microfonato (ma anch’esso studiato per precise esigenze temporali) ricama la grammatica del racconto nel racconto stesso. Devil Times Two non da tempo alla riflessione; immerge il pubblico dentro una fiaba oscura che strizza l’occhio all’esoterismo Crowleniano e che, proprio sulla filosofia del “Do What Thou Wilt” ne ricalca una fede mistica, accarezzando addirittura una crudeltà degna delle celebri Messe Nere di Anton LaVey (o il Lovecraftiano Black Horror di Vernon Sewell) in fase di chiusura. Insomma un film che offre grandi sbocchi ad un citazionismo non dozzinale e che, grazie alla propria genialità e genuinità , tende la mano ad una realtà davvero inedita e originale.
Devil Times Two ancora non è stato distribuito Ufficialmente e si attende una collocazione in tempi, speriamo, brevi. Un film decisamente affascinante e che non deluderà i Fans datati, nostalgici di quei momenti magici in cui una scatola nera poteva trasportare il cervello in mondi incantati e oscuri.