Articolo a cura di | Alessandro Pesce
“Quando un triangolo amoroso diventa il peggiore degli incubi, la violenza si mescola dentro un gioco fin troppo pericoloso da portare al lieto fine. Ispirato da fatti di cronaca reali, Il protagonista di quest’opera dovrà fare i conti con una relazione al limite dell’estremo.”
La folle mente di Domiziano Cristopharo ha la grande capacità di mischiare le fantasie più nascoste dell’animo umano, portando a schermo quello che la gente comune ha paura di guardare e/o assistere durante la proiezione di una pellicola. Il regista Romano, con La Perdictiòn, si rinnova ancora una volta, confermando la moltitudine di volti nascosti dietro le lenti cinematografiche; esponendole con una fortissima carica di adrenalina ed intervallate dall’erotismo che ha contraddistinto le proprie opere distribuite in tutto il mondo. Il dramma esposto in questo lavoro ha un sapore tutto proprio, dove il thriller maschera l’ombra di una figura disturbata dalle proprie paure, attraverso voci di un passato tormentato e spietato. A farne le spese è il giovane Mark (interpretato da Nicholas Sartori), complice di un involontario schema morboso dettato dal narcisismo incarnato nella figura di Robert (Lorenzo Vivian); un gioco che parte esattamente sotto le stesse dinamiche di girato, esposte in modo lento e graduale ma capace di dare un colpo di coda in più momenti, esplodendolo solo ed esclusivamente nel momento meno atteso con forte senso del ritmo. Questo intervallo di battute arrestano la corsa dei generi, ridefinendoli in maniera del tutto originale e calibrandoli su inquadrature che identificano esattamente gli spazi circostanziali sotto oscillazioni marittime che incantano la vista e portano, allo spettatore, un senso di nausea perenne. Queste caratteristiche si riflettono esattamente nello stomaco del protagonista, spiazzato e vittima degli eventi, sotto le calde luci di un tetro sipario che sfiora il cinema di Lars Von Trier ma, al contempo stesso, si ribalta sotto una forma “umana” degna del miglior Clive Barker e dei propri demoni; non materiali ma interni ed emotivi. La carne cruda ha il sapore di un sesso non sempre condiviso, in cui il permesso delle fantasie superano i confini del piacere, diventando un mostro difficile da abbattere, così come i confini tra realtà e finzione. La Perdictiòn è un labirinto psicologico estremo dove, l’esposizione del corpo, non subisce censure e si affida completamente alla libertà di pensiero; Un concetto ormai quasi dimenticato dal/al cinema moderno e dove Cristopharo si diverte a provocare in modo del tutto naturale, dentro una ferocia che grida in faccia al perbenismo che asfissia la massa. Il cast si presta completamente alla causa, portando una prestazione maiuscola ai tragici eventi che ruotano intorno ad un racconto tanto violento quanto educato nei termini di esposizione, non eccedendo praticamente mai e lasciando ampio spazio ad una costruzione scorrevole come le stesse onde del mare delle Canarie, dando un senso anche in soggettiva in cui lo spettatore riesce ad immedesimarsi per qualche secondo. Il segreto del grande successo di quest’opera sta proprio nel rendersi conto, in prima persona, di ogni attimo di sofferenza non lontano dalla realtà, anzi, purtroppo fin troppo poco esposto dove la paura preme sul pulsante del silenzio. La scelta di concedere quasi completamente gli effetti sonori ad un audio naturale, non fa altro che immergere il pensiero dentro la pellicola, non concedendo via d’uscita dalla ragnatela che la trama porta al proprio operato e dove il pubblico si troverà costretto a restare con il fiato sospeso. L’arte di ogni esposizione è portata, come sempre quando si parla di Domiziano Cridtopharo, ad altissimi livelli sotto un’esperienza estrema capace di non fossilizzarsi sotto facili costumi.