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Hereditary – Le radici del Male : La malinconia dell’Orrore

Articolo a cura di | Alessandro Pesce

 

Presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival 2018 nella sezione Midnight..arriva nella sale Italiane : Hereditary “le radici del male”. Opera “Prima” del NewYorkese Ari Aster che farà sicuramente discutere sia per dinamiche di tematiche utilizzate sia per la netta divisione che il pubblico mondiale ha riscosso e riconosciuto. Quello che sicuramente rimane in mano…è un prodotto che necessita più di una semplicistica analisi cinematografica. Cerchiamo di seguire un filo logico e partiamo dalla trama :

“La famiglia Graham sta superando il dramma della morte della nonna, una donna solitaria e molto particolare. Anche dopo la sua dipartita, infatti, la matriarca continua a gettare un’ombra sulla famiglia, in particolare sul nipote adolescente, Charlie, su cui ha sempre avuto un certo fascino. A un certo punto, la pacifica esistenza della famiglia viene squarciata, costringendo la madre ad addentrarsi in un regno oscuro per sfuggire allo sfortunato destino che tutti loro sembrano aver ereditato”.

Lavoro che coniuga il dramma sociale e le difficili situazioni familiari ad un Horror autoriale di altissimo livello di girato. Proprio su quest’ultimo punto si basa l’intero lavoro: La fotografia e i movimenti di macchina rendono inquietante ogni azione; e a poco importa quanto le dinamiche risultino (specialmente nella prima parte) estremamente lente ed elaborate; l’intero insieme convince e non poco. Il duro compito di applicare le idee del regista viene affidato ad un cast molto particolare e perfetto : Toni Collette (Annie) Milly Shapiro (Charlie), Alex Wolff (Peter), Gabriel Byrne (Steve) e Ann Dowd (Joan). Ogni singolo personaggio è fondamentale ed ogni caratterizzazione è strutturata in modo leggero,poco evasivo MA sufficiente alle azioni che si susseguono. Toni Collette è un autentica trascinatrice ed emana un aurea di follia di grandissimo impatto. Tutto ruota intorno alla sua figura e al difficile rapporto con la madre,sia prima che dopo la sua morte. Il didascalismo che ci portiamo durante la prima ora del film è una sorta di introduzione angosciante e preparatoria;una serie di eventi che iniziano a far catapultare lo spettatore dentro un turbine di punti interrogativi. In più di un occasione la Collette da spazio al proprio estro attoriale,assumendo il difficile ruolo di schizofrenica “giustificata” senza cadere nel vittimismo banale o ancor peggio nel ridicolo e stereotipato smarrimento mentale gettato “tanto per…” ; la causa dei propri mali deriva da dirette conseguenze evidenziate anch’esse in maniera crescente. Il “contorno” è altrettanto efficiente e funzionale, su tutti : Milly Shapiro. Il debutto della Sedicenne Statunitense è sicuramente una pedina fondamentale della pellicola e il suo particolare viso contribuisce a provocare diversi stati di umore nel pubblico. La “sua” Charlie,infatti,è la chiave dell’intera narrazione,MA nonostante ciò non copre il ruolo di protagonista e le sua azioni sono “limitate” al volgere in dirette e drammatiche conseguenze. La pellicola,per l’appunto,è un grande diorama (termine non a caso) del classico dualismo tra azione/conseguenza,il tutto mescolato (specialmente nella seconda metà dell’opera) dalla componentistica Horror. Ari Aster applica un grido sociale personale molto viscerale e concretizza i propri traumi dentro un complicato sentiero fatto di vuoti narrativi proprio per lasciare lo spettatore dentro un sentimento empatico,separandosi in qualche modo dalla propria esperienza come quasi a voler esorcizzare il proprio passato. Questa componente non è da prendere in maniera superficiale alla fine del racconto e serve probabilmente a rendere più completo il quadro disegnato sotto le cupe tinte di tristezza che la pellicola insegue a suo modo. La capacità di saper raccontare una storia dentro una storia che ha nel proprio interno una serie di altrettante storie è un cerchio alchemico che dovrebbe chiudersi,secondo tradizione cinematografica,in modo esaustivo già dalla prima mezz’ora,invece ci troviamo davanti ad una spirale che frena le propria battuta già sul nascere e che prende quella spinta Diesel solo ed esclusivamente sul finale,tramite risposte taglienti e quasi frettolose,ma di grande impatto visivo. La componente horror,infatti,arriva come un pugno in faccia all’ultima ripresa del 12° Round e contribuisce all’epilogo tanto atteso,dando libero sfogo alla classe della Collette,attraverso scenari da brivido e inquietanti giochi di frenetico JumpScare. Lo splatter è perfettamente giustificato e quel poco messo in evidenza ha un impatto disturbante ma non eccessivo. Ogni mattone ,infine,viene sistemato al proprio posto e lo spettatore si troverà al muro del pensiero,soffocato da sequenze senza sosta; costringendolo a dover fermare il proprio sguardo solo dopo i primi titoli di coda.

Insomma,Hereditary garantisce un effetto quasi stordente che,grazie anche al sapiente utilizzo della colonna sonora,garantisce una sana ventata di aria fresca,fatta di cura del dettaglio in ogni singolo Frame;  che va dalle inquadrature ai giochi visivi fino ad arrivare all’utilizzo magistrale delle luci.Sicuramente non adatto a chi cerca quella tipologia di Horror fatta di JumpScare dall’imponente utilizzo di Audio improvviso. Qui ci troviamo davanti ad un Opera d’autore che fa dell’Horror uno scoglio su cui appigliarsi al centro di un oceano fatto di difficile e imprevedibile quotidianità .

Trailer:

Regia : Ari Aster
Sceneggiatura : AriAster
Anno : 2018
Nazione : U.S.A.
Durata : 126′
Cast : Toni Collette,Milly Shapiro,Alex Wolff,Gabriel Byrne,Anne Dowd

 

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