Articolo a cura di | Alessandro Pesce
“Grey, una cantante indipendente il cui primo album è stato un grande successo, riceve un invito insieme alla sua ragazza Charlie a lavorare con il noto produttore musicale Vaughn Daniels nel suo studio isolato nei boschi. Una volta lì, Grey inizia ad avere delle visioni di sé stessa nei panni di un lupo e, mentre il suo lavoro con Vaughn, emotivamente esigente, si approfondisce, la cantante vegana inizia ad avere fame di carne e caccia. Mentre Grey inizia a trasformarsi in un lupo mannaro, inizia a scoprire chi è veramente e ad incontrare la famiglia che non ha mai conosciuto.”
Il tema della licantropia è stato più e più volte affrontato nei modi più impensabili, offrendo sguardi e angolazioni spesso poco esaustive. Ovviamente nella grandissima quintalata di pellicole più o meno riuscite troviamo altrettanti lavori decisamente mediocri, snaturando e creando un senso nauseabondo allo specifico genere. Bloodthirsty di Amelia Moses, si colloca esattamente nel mezzo, creando altissime aspettative durante tutto l’arco di costruzione della trama, finendo però nel polverone di una caduta grossolana dettata dalla frenesia di se stessa. Lauren Beatty regge da sola l’intero peso del film, interpretando perfettamente il ruolo della cantante in declino e dedicando anima e (specialmente) corpo alla buona riuscita conclusiva; il tutto con una semplicità esemplare, regalando attimi di pura tensione (non Horrorifica ma Introspettiva) emotiva. Peccato che ciò non basti per promuovere a pieni voti un film che, tecnicismi registici e settori fotografici esclusi, non decolla praticamente mai e lascia perennemente per strada tracce di inconcludenti frammenti dalla difficile gestione. Probabilmente la tempistica non aiuta e ci si trova davanti ad un prodotto che nell’Horror ci è scivolato per puro senso di appartenenza a specifico genere (quello del licantropo ovviamente), troncando nettamente l’operato in due momenti poco equilibrati : Nel primo atto tutta la costruzione del difficile stato emozionale della protagonista e, nell’ultima parte, la nascita della “nuova” se stessa come entità dai canini aguzzi. Fine.
L’aspetto musicale è ovviamente marcato e a tratti anche avvincente, ma di Horror c’è veramente ben poco; Se non quasi niente: Nessun colpo di scena, nessun estremismo e ogni frame è praticamente instradato da una semplicità fin troppo scontata. La trasformazione stessa assume connotati degni della classica puntata di Buffy L’Ammazzavampiri, provocando un indifferenza alle vicende quasi preoccupante. Bloodthirsty cerca di collocarsi tra l’autoriale e il volutamente elaborato, generando una sensazione diametralmente opposta, in cui si cerca di capire dove la Regista voglia portare lo spettatore e lasciando, ai titoli di coda, un punto interrogativo nella mente. Chiaramente ci sono anche aspetti positivi e sono, come già citato, evidenziati nella precisissima cura della fotografia e nel posizionamento dei tagli di sequenze, garantendo, comunque sia, una fluidità sul settore “Music Video“, dando un senso più vicino al genere drammatico, in cui ogni psicologia interna emerge attraverso le strazianti melodie generate dalla cantante indipendente.
Un film adatto ai collezionisti del Genere, alla ricerca di un ennesimo punto differente di raccontare la genesi della Donna Lupo. Per il resto ..poco sangue e poca sostanza.
Presentato ai film festival Sitges, Telluride Horror Show e Fantastic Fest Austin, Bloodthirsty – Sete di Sangue si presenta nella sua classica forma cartonata in edizione DVD & Blu-Ray da Midnight Factory (acquistabile sul sito Fan Factory).
STAB HORROR ITALY