Recensione a cura di | Stefano Savona
Nella notte di Halloween del 1968, a Mill Valley in Pennsylvania, tre adolescenti fanno uno scherzo al bullo della scuola che li rincorre per tutta la città. Verranno salvati da Ramon, un giovane vagabondo, e,
per ringraziarlo, gli mostreranno una casa stregata appartenuta alla famiglia Bellows. All’interno troveranno una stanza segreta dove Stella, un’aspirante scrittrice di storie dell’orrore, troverà il libro di Sara, in cui le storie prendono vita ed inizieranno a perseguitarli. Questo film è tratto dalla omonima serie di libri americana, scritta da Alvin Schwartz che, attraverso questi numerosi racconti del terrore, ha fatto nascere molti appassionati negli anni ‘80, ed il cui successore è la serie scritta da Robert Lawrence Stine “Goosebumps”, in Italia tradotto col titolo “Piccoli
Brividi”. Il film si presenta come un horror per ragazzi, sia per la trama che per le scelte stilistiche, le quali tendono a rassicurare lo spettatore ad ogni elemento potenzialmente terrificante.
A differenza dell’adattamento di Piccoli Brividi del 2015, ed il suo sequel nel 2018, il film non tende a sminuire le scene di terrore ridicolizzandole, bensì le esalta usando un giusto ritmo ed una incredibile
fotografia, ma purtroppo quest’ultima viene utilizzata anche per celare una CGI quasi imbarazzante. L’Horror in questo film è quasi un contorno, non per niente è prodotto da Guillermo del Toro, un autore
che lo ha sempre trattato in una chiave più romantica e fiabesca, piuttosto che in toni macabri e crudi. Il Regista, André Øvredal, che abbiamo già visto dirigere “The Troll Hunter” nel 2010 e “Autopsy” nel 2016, si rivela un’ottima scelta per questo lavoro dai toni degni di Stephen King, però mancando sia di una celata complessità che della volontà di osare.
Tra ragazze timide, bulli in procinto di partire per la guerra, ed i perdenti che diventano eroi, tutto ci ricorda non solo il Re del Terrore ma anche la serie evento “Stranger Things”, ma tutto il sottotesto, come la guerra del Vietnam o una società che schiaccia il più debole, non sembrano rilevanti al fine della storia e, come un pezzo di quadro nascosto da una grossa cornice, possono essere notate solo da chi riesce a rimuoverla. Le scene hanno un forte effetto ansiogeno, ma non riescono effettivamente a colpire lo spettatore che si sentirà comunque sempre al sicuro senza effettivamente uscire di sala terrorizzato.
Questo film di intrattenimento spero possa portare nuovi adepti nelle schiere del terrore, così da vedere più sale piene e la cultura del terrore non essere più vista come un genere di seconda categoria.
Ringraziamo UCI CINEMAS per la sempre cortese disponibilità e accoglienza.