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Lord Of Chaos : Quando finisce il Metal e inizia il Black [Recensione]

Recensione a cura di | Alessandro Pesce

Parlare di Lord Of Chaos in modo e con termini prettamente cinematografici esercitando definizioni che ne descrivono la sola opera nella sua cruda eleganza stilistica “in e su pellicola” non è di certo affar semplice. La storia non racconta solo un periodo storico della Oslo di primi anni 80, non racconta la sola auto esclusione forzata dalle mode del momento da parte di alcuni Pure Metaller, non narra della semplicistica nascita della Black Metal band Mayhem; racconta la morte dietro la vita di giovani ragazzi annoiati e preparati alla guerra verso un mondo che li ha condannati ingiustamente solo per un’ appartenenza sociale/religiosa. Narra di idiologie anticristiane su di un panorama musicale, racconta a proprio modo le profonde origini del Black Metal, o meglio del True Norwegian Black Metal (anche se la paternità di questa definizione pare sia attribuita ai Darkthrone) . Ciò non giustifica (e non lo farà mai) i modi con il quale questi venivano esposti ed esercitati, ma dimostra a cosa puo’ arrivare una mente deviata pur di essere osservati ed accettati da occhi di alcune forti personalità di “eletti”. La nascita del presunto Black Metal Inner Circle (smentito più volte da uno dei protagonisti delle vicende : Varg Vikernes; e su questo personaggio ci arriveremo con i dovuti tempi), la creazione del Mito della Black Metal Mafia, i fatti di cronaca che tutt’ora vengono esposti dalle visite guidate del posto; tutte caratteristiche che in modo fedele quanto romanzato definiscono come una lama tagliente questo lavoro di Jonas Åkerlund . Si, ma chi è Jonas Åkerlund ? Ad alcuni noto come Vans McBurger, il regista Svedese è niente meno che l’ex batterista dei Bathory, altra importantissima band del panorama black metal svedese. Chi, meglio di un componente quasi interno, poteva mettere su pellicola il celebre libro di Michael Moynihan e Didrik Søderlind se non “uno” che con questa entità ha avuto a che fare? Bhe, la risposta è ovvia ma non scontata visto il rifiuto dei diretti interessati di prendere parte (di nuovo) a queste vicende. Le licenze “poetico narrative” ovviamente sono presenti per un’ altrettanta ovvia trasposizione cinematografica, ma non per questo priva della rilevanza storica degli eventi. Lord Of Chaos non racconta niente di nuovo verso chi, con questa vicenda, ha già familiarità e/o a quella fetta di pubblico che ascolta QUESTO determinato genere, ma lo espone per la prima volta sotto un’ ottica “umana” del tutto nuova. La decisione di escludere determinati brani dei Mayhem DAL gruppo stesso e dal rifiuto di prendere parte da altre band del periodo (Vedi di nuovo Varg e il proprio progetto Burzum) è probabilmente legata a questo misticismo interrotto che non fa mai bene alla propria immagine. Il compito di guidare lo spettatore dentro questo lugubre sentiero fatto di profanazione di tombe, chiese date alle fiamme, suicidi, omicidi e chi più ne ha più ne metta; è affidato al giovane Rory Culkin (fratello del più noto Macaulay Culkin) nello scomodo ruolo di Øystein Aarseth, noto al mondo come Euronymous . Il giovane attore ci porta, sia a livello narrativo che interpretativo, all’interno della propria vita e lo fa in modo decisamente trascinante a suon di Riff di chitarra totalmente innovativi per l’epoca, borchie, proiettili e Corpse Paint. Proprio su quest’ultimo passaggio si basa la storia dentro la storia stessa della band. Tralasciando la totale assenza di alcuni componenti dei Mayhem in fase (cinematografica) embrionale dei cantanti
Messiah e Maniac, Lord Of Chaos lascia allo spettatore la vita e specialmente la morte dello storico cantante Dead, interpretato magistralmente da Jack Kilmer (figlio di Val Kilmer) . Su questo personaggio si potrebbe incentrare un intero articolo, sia per i bizzarri modi di salire sul palco con, appunto, il Corpse Paint (totalmente differente dall’allora più celebri Mercyful Fate/King Diamond, Kiss e Alice Cooper) : tipo di trucco in bianco e nero che raffigura toni di morte e decomposizione; sia anche per l’atteggiamento provocatorio che assumeva sul palco durante i concerti; Si, perchè il biondo cantante Svedese reputava “per pochi” il genere che la band componeva, portando sul palco teste di maiale e pecore lanciandole sull’esterrefatto pubblico; da qua appunto solo i più meritevoli sarebbero rimasti fino alla fine dello show, il resto se ne sarebbe andato a gambe levate; per finire con la rituale lacerazione del proprio corpo tramite coltelli sacrificali e schegge di bottiglie di vetro. La mente del fu Per Yngve Ohlin è esposta in modo davvero inquietante dal regista che ne evidenzia l’aspetto più deprimente e solitario. Aspetto che infatti ha portato al suicidio il giovane carismatico frontman dei Mayhem. La storia della storia, come abbiamo detto poc’anzi è ampliata da tante altre storie che sono susseguite a questa vicenda, purtroppo tutte legate alla figura di Euronymous .

La nascita del mito (prima) : dopo aver trovato il corpo dell’amico senza vita e con il cranio totalmente in frantumi per via del colpo di arma da fuoco puntata sulla fronte, il giovane chitarrista è protagonista del gesto più estremo del mondo del metal, ovvero, anzichè chiamare immediatamente la polizia, si è diretto al più vicino negozio per acquistare una macchina fotografica. La copertina dell’album Dawn Of The Black Hearts infatti, altro non è che la foto del suicidio del giovane Dead.

La creazione della Leggenda (Poi): la pellicola prosegue con la nascita del celebre Helvete, negozio di dischi dello stesso Euronymous che, al proprio  interno, aveva una vera e propria anticamera dove si organizzavano piccole feste con amici intimi e, si dice, siano anche state commissionate le più brutali azioni legate al già citato Inner Circle. Da qui in avanti l’incontro e il legame con Varg Vikernes  (interpretato da Emory Cohen).

La storia è storia risaputa ai più e in questo “omaggio” al mondo del Nero più profondo ogni personaggio è identificato nel modo più viscerale. Lo stesso Leader e fondatore dei Burzum ha più volte espresso la propria critica più negativa e disprezzante nei confronti di questo film e proprio in questo contesto che probabilmente Lord Of Chaos ha la meglio su ogni malelingua. Riesce a colpire nel segno e lo fa con una messa in scena che non vuole in nessun modo etichettare fatti o persone, ma si limita ad esporli con grande maestria dietro un pensiero che dovrebbe far riflettere. I sensi di colpa mascherati da forti atteggiamenti dittatoriali, il voler sopprimere le proprie benestanti origini familiari, il dover sempre e comunque dimostrare qualcosa di forte a qualcuno e anche voler assumere il controllo di un movimento che, nel corso del tempo, ha decisamente preso una degenerativa piega senza via di fuga.

Lord Of Chaos è tratto da una bugiarda storia vera e proprio su queste parole che si apre il film, chiudendolo allo stesso tempo. Il male trionfa sempre anche in questa occasione e in questo lavoro possiamo trovarne parte di alcune origini. Quel che di certo ci lascia il lavoro di Jonas Åkerlund è una visione più o meno falsata di fatti realmente (e provati) accaduti. Il suicidio di Dead ha infatti come location la propria stanza fedelmente riprodotta, così come ogni minimo dettaglio del posizionamento degli oggetti attorno a lui. Piccoli frammenti che, associati ad alcune leggende come ad esempio la distribuzione di collanine con parti del cranio di Dead offerte ai componenti “meritevoli” dei Mayhem; portano un contorno tanto macabro quanto profondamente reale. Il movimento di un’ epoca grigia viene evidenziata con tanta crudeltà ma anche con un piccolo segno di rispetto e, a proprio strano modo, gratitudine verso chi ha reso grande la storia dell leggenda dietro un mito che dividerà senza ombra di dubbio il pubblico. Lord Of Chaos non si professa nè come un Biopic e neanche dentro il decantato Docufilm a cui molti stan attribuendo la sbagliata etichetta; questa pellicola racconta esattamente ciò che in molti già sapevano, portandolo ad un livello inferiore e rendendolo paradossalmente più reale di quello che tanto viene mascherato.

A volte il Corpse Paint nasconde tante fragilità e il film mira, probabilmente, solo a questo. Un prodotto che mostra più di quanto molti avrebbero voluto e che, sempre a proprio modo, ne romanza pesantemente diversi aspetti. I lati negativi del film sono legati proprio ad una mancanza di posizione nei confronti di chi ha dato il LA a queste vicende, la figura di
Euronymous non passa totalmente per quello che è stato in realtà, ma si è voluto soffermare su altri aspetti tralasciando alcune parti della propria personalità violenta e dittatoriale; così come altro aspetto da sottolineare con una piccola smorfia sul viso è marcata sull’uso della lingua, o meglio, sulla decisione di improntare il film con un marchio più internazionale con l’uso della lingua inglese.

Per il resto, ci si trova davanti ad una sorta di documento storico legato al rogo di chiese fedelmente riprodotti e morti altrettanto conformi a fatti riportati dai giornali (ed interviste) dell’epoca. Un manifesto tanto inquietante quanto purtroppo reale di una nazione e , specialmente, di un’ epoca che ha segnato la vita (e la morte purtroppo) di tante persone e band locali.

Trailer

Regia di Jonas Åkerlund.

Un film con Rory Culkin, Sky Ferreira, Emory Cohen, Jack Kilmer, Valter Skarsgård. 

Titolo originale: Lords of Chaos. Genere Drammatico, Thriller – USA, 2019, durata 112 minuti. distribuito da Good Films

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