Recensione a cura di | Alessandro Pesce
“Un ragazzo con seri problemi di tossicodipendenza racconta due storie dell’orrore alla sorellina prima di metterla a letto. La prima vede una ragazza organizzare un appuntamento al buio che finirà nel peggiore dei modi. L’uomo che si presenterà all’appuntamento ha un “vizietto” non trascurabile e tende a soddisfarlo con l’utilizzo di coltelli. La seconda storia ruota attorno ad un uomo di chiesa che ha delle abitudini a dir poco esecrabili. Ma il suo immondo peccare vedrà la fine quando l’inferno stesso verrà a reclamarlo. Ciò che troverà sarà un bagno di sangue e torture indescrivibili.”
Ecco come si presenta questo spatter movie scritto e diretto dal mago degli effetti speciali “gore” : Olaf Ittenbach. La pellicola assume il classico dosaggio di eccessi, intrecciando anche una vena poetica quasi provocatoria. Attraverso un linguaggio visivo decisamente forte, Il regista, controlla magistralmente varie argomentazioni di scomodo dominio pubblico, rendendole, in modo autoriale, proprie. Se le battute iniziali tendono a far storcere il naso, sia per girato, sia per scelte attoriali; The Burning Moon riesce, nel corso, del tempo a svilupparsi e concretizzarsi in modo stupefacente e, cosa ancor più interessante, in modo credibile. Le tematiche sociali, anche in questo lavoro, sono forti e ci vengono mostrate attraverso gli occhi di un ragazzo con gravi problemi familiari, associati ovviamente all’abuso di alchool, droga e cattivissime compagnìe. Le scene di vita vengono spostate in modo, molto naturale, da una serie di racconti decisamente malsani. Mettere a letto la propria sorella e raccontargli delle “tenere” storie di orrore non fa di certo del protagonista il “Fratello Maggiore dell’Anno“, ma regala, in compenso, una buonissima sceneggiatura dove estrapolare cattivissime fantasie a base di interiora, perversioni e tantissimo sangue.
Il primo racconto è un perfetto intreccio a cavallo tra lo Psycho Slasher e il Survivor Splatter. L’arco di conduzione narrativa è evidenziato lentamente e ciò rende tutto l’operato molto interessante, non annoiando, anzi, incuriosendo lo spettatore con dinamiche quasi quotidiane. “Il Classico appuntamento al buio andato a finire male”. Ovviamente alcune dinamiche sono un po lasciate al caso, ma, nonostante tutto, elaborate in modo lineare e non troppo affrettate. L’accelerata è giustamente affidata alle seconda metà del racconto, quando ogni nodo inizia a soffermarsi, in modo persistente, a quel pettine così como di calma apparente (metaforicamente parlando). In questa occasione la parte Splatter assume il totale comando e Olaf prende per mano la violenza più rozza e la applica ad un omicidio dopo l’altro, con altrettanta dose di litri di sangue in bella evidenza. Il finale chiude in modo quasi bizzarro, creando però quel classico pensiero e luogo comune del : “tutto quello che lanci in aria, prima o poi, ti ritorna in testa“, rendendolo un vero e proprio atto conclusivo e fa, a suo modo, quasi riflettere, lasciando lo spettatore con un piccolo accenno di sorriso.
Il secondo racconto, invece, assume un binario Romeriano e controlla la pellicola in modo molto comunicativo dentro il guscio d’uovo di Genere. Il male si confonde con il bene e il bene è etichettato come male, creando così un gioco “delle parti” che articola sapientemente: il Thriller d’annata con la solita (e da lì non si scappa) secchiata di sangue e scene di ordinaria follia. Una follia però ragionata ed espressiva. Qui il regista mette in mostra tutto il suo estro ed espone una propria disturbante visione dell’inferno, dove, tutto il male che gli uomini fanno (parafrasando gli Iron Maiden) saranno eterni su eterno dolore e sofferenza. In questo racconto abbiamo quasi tutto : si passa dal sociale azzardo grido provocatorio religioso, allo sguardo maligno verso la diversità, dentro un contesto paesano di attuale (purtroppo) cronaca, al doppiogiochismo di entità satanica attraverso rituali e sacrifici, fino ad arrivare all’epilogo Struggente -Prima (anche attraverso una perfetta colonna sonora quasi commovente) e il finale malsano -Poi. Prima d’ora, l’inferno, non era mai stato mostrato sotto questa veste e ci troviamo davanti ad una vera e propria carneficina (non descriviamo le dinamiche che han portato a questo epilogo) senza eguali.
The Burning Moon potrebbe terminare già così, invece Ittenbach abusa di dominio registico e chiude in modo netto il cerchio aperto ad inizio pellicola; rientrando sul problematico “fratello maggiore dell’anno” e regalandoci un ennesimo colpo di scena totalmente inaspettato.
Inedito, fino ad oggi, in Italia, The Burning Moon arriva grazie al colpo da maestro di Home Movies e la propria, sempre interessante, collana Spasmo Video che raccoglie queste perle rare e le mette a disposizione del pubblico italiano dentro confezioni di pregevole fattura : Illustrazioni da capogiro di Giorgio Credaro, presentazione di Alex Visani, un Making of, Trailer degli altri film della collana e l’immancabile documentario “German UltraGore” a cura degli amici di Horror Dipendenza.
Trailer