LASCIATEVI TERRHORRORIZZARE

The Nun : Quando il vero volto del Male è l’alta aspettativa [RECENSIONE SPOILER]

Articolo a cura di | Alessandro Pesce

The Nun, film diretto da Corin Hardy, prodotto da James Wan e Peter Safran è lo spin-off di The Conjuring – Il caso Enfield, ed è incentrato sul demone con sembianze di suora Valak. Tantissima pubblicità è stata diffusa su ogni canale social,tv e carta stampata e ciò ha contribuito, secondo le leggi non scritte del marketing moderno, a renderlo uno dei marchi più attesi dell’anno.

Il demone Valak è entrato da subito nell’immaginario collettivo e ha reso iconico il ruolo dell’attrice Bonnie Aarons, esponendo al pubblico una “nuova” figura da ricordare. Tale importanza va associata però al capitolo precedente ( Il caso Enfield) e non di certo a questo scialbo “nuovo/vecchio capitolo”. Corin Hardy mette in scena una storia al bivio tra ovvietà di bassissima lega e azzeccati momenti fotografici di sicuro impatto. Partiam dal fatto che questa “recensione” sarà altamente SPOILER, quindi consigliamo la lettura dopo la visione del film.

La storia parte subito con l’acceleratore e ci spiega in piccolissima parte il LA della narrazione che andrem a vedere. La pecca più grande inizia esattamente da qui : tale impennata rimane fine a se stessa bloccandosi in modo brusco e violento senza un reale motivo appartente. Hardy sembra aver preso idee sparse da vari film “demoniaci” e collocati in modo totalmente casuale tra un frame e l’altro : la classica croce appesa al muro che si capovolge e prende fuoco, per esempio; quante volte è stata utilizzata nel cinema di genere? Ormai il conto è anche quasi inutile farlo, proseguendo per ruoli affidati ad attori che sembrano voler fare di tutto per rendere ancora meno digeribile il prodotto; su tutti Taissa Farmiga. La giovane sorella di Vera Farmiga (protagonista dei capitoli di The Conjuring) assume la stessa identica espressione dall’inizio alla fine del film (dettaglio irritante anche per le serie di American Horror Story dove la vedono apparire) non creando in nessun modo, neanche lontano, una sorta di immedesimazione con il proprio personaggio, forzando i dialoghi e allontanando lo spettatore anche dall’idea che tali fisionomie siano di associazione con il personaggio della “suora in attesa dei voti” per la  consacrazione riconosciuta dalla chiesa. Demián Bichir (nel ruolo di Padre Burk) è tutto ciò che di sbagliato si può trovare in una “figura guida”, perchè alla primissima occasione si fa soggiogare dalle manifestazioni spettrali; ma il vero dramma recitativo di questa pellicola è affidato alla figura dell’attore Jonas Bloquet e del suo Frenchie, trasposto in Italia con il semplicistico “Francese”: ogni dialogo sembra voler ricondurre a qualcosa tra un Ash Williams (con tutte le dovute proporzioni chiaramente) di Evil Dead e un estenuante imitazione del peggior Leslie Nielsen : Battute, doppi sensi, soliloqui che rendono odioso ogni gesto e quanto più brutto si possa trovare in un film Horror, anche perchè la componente Horror è lontana dal lontano dall’essere tale e spesso ci si trova davanti alla domanda se quello che stiamo seguendo sia o no una parodia. Ogni Jumpscare è finalizzato al suo misero “compito a casa” e viene attaccato con la colla da carta su di una parete di robusto cemento in modo forzato e quasi privo di esperienza. Ma veniamo alla nota più dolente di tutte : Valak. Il demone appare sempre nei punti più intuitivi e pone al suo fianco altre figure che gravitano per il convento in totale casualità. Quelle emozioni che dovrebbero creare ansia e senso di persecuzione, assumono la forma inversa, non facendo altro che snaturare l’ipotetica forza maligna del vero male e abbassando di gran lunga l’interesse verso colei che sarebbe dovuta essere la parte centrale della storia. Una storia che storia non ha, perchè se di origini si doveva trattare, bhe, queste vengono a mancare in modo quasi imbarazzante. Sommando questi fattori alla lentezza che abbiam anticipato ad inizio articolo abbiamo grandissima parte del film, arrivando per fortuna alle battute finali; e qui Corin Hardy stupisce tutti (in modo negativo), trasformando il film, apparentemente horror, in un action movie con battute sarcastiche da bassa lega che faran di certo sorridere, se non proprio RIDERE, lo spettatore. Una su tutte, l’ingresso in scena del redivivo Francese che, impugnando un fucile (usato solo per le emergenze, a suo dire), spara una suora posseduta esclamando : “Mi sembrava (pausa di affanno (??) ) un emergenza”. Ecco, di questo umorismo il film ne è colmo,andando poi per azioni come il lancio dell’acqua benedetta per scacciare una mini orda di “suore” che assume , al suolo, la forma infuocata di una croce (roba da The Last Witch Hunter), o meglio ancora: la presunta sconfitta di Valak. Ora (per fare un piccolo passo indietro), dopo aver trovato per pura casualità un ampolla con il sangue di Cristo in una zona remota del convento attraverso una fessura che altro non era che un porta segreta (non è Tomb Raider, stiam sempre parlando di The Nun), la nostra protagonista sputa letteralmente in faccia al demone Valak il contenuto dell’ampolla (rischiando infezioni come vari tipi di Epatite .nda) riducendola in uno stato di decomposizione. Potrem andare avanti con altre azioni, ma reputiamo sia anche abbastanza per renderci conto che questo The Nun sia al limite dell’indecenza cinematografica. In tutta questa miriade di circostanze ridicole troviamo però qualche candido bagliore di positività: La fotografia è eccellente e le ambientazioni sinistre ricordano in modo quasi nostalgico i prodotti della cara vecchia Hammer Production. STOP.

“La vocazione del male” è sicuramente un prodotto per quella massa che non ha tante pretese da un Horror e si vuole limitare a dare allo spettatore una decina di salti dalla sedia ogni 15 minuti per via delle classiche “presenze” associate ad improvvisi aumenti di volume sul reparto musicale. In sostanza, ci si trova davanti ad un prodotto che non necessitava della propria esistenza e non offre neanche il più piccolo briciolo di inventiva. Fatalità del caso? gli incassi, ad ora, sono esorbitanti. Questo è un dettaglio che dovrebbe far riflettere. Non è il film di cui avevamo bisogno, ma è il film che il pubblico vuole vedere.

A vostro rischio e pericolo, The Nun è al cinema dal 20 Settembre

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Translate by  |  Francesco del Rio

The Nun, directed by Corin Hardy, produced by James Wan and Peter Safran, is the spin-off of The Conjuring 2 (the Enfield case), focused on the demon Valak in disguise as a nun. Plenty of advertising have been spent for the movie on every channel, social network and newspaper making it one of the most awaited title of the year.

Valak, the demon played by the actress Bonnie Aarons, has become immediately iconic due to his appearance on the previous chapter (the Enfield case), but his fame can’t be attributed to this pale and bland “old/new chapter”. Colin Hardy directed a predictable and low quality story, with fair photographic choices of good impact. SPOILER alert! We suggest to read this review after watching the movie.

The story starts with a huge acceleration and a partial explanation of what we are going to watch. This is the first and worst mistake: this acceleration stands by itself meaningless for the rest of the movie. Hardy seems to have taken elements from various “demoniac” movies and put them randomly on his product. For example the backward cross on fire, how many times did you see that? And now the actors, who seem to put so much effort to make this movie even worse, Taissa Farmiga above all. Vera Farmiga (protagonist of the previous chapters of The Conjuring) younger sister has always the same face expression for the whole movie (same problem in American Horror Story) being totally unable to build a credible character for dialogs, background and motivations. Demián Bichir (who plays Father Burk) is the worst “guide figure” ever because he’s oppressed by his own fears from the beginning. Actually, the real drama of this movie is the acting of Jonas Bloquet with his Frenchie, simply and awfully translated in Italian with “Francese”. His dialogues are something between Ash Williams (almost) from Evil Dead and Leslie Nielsen: jokes, double entendres and annoying actions with soliloquies  that make us ask to ourselves if this is an horror movie or a mere parody. Every jumpscare is lazy and trivial and a succession of copy and paste from one to another. And now, here comes the worst element: Valak. The demon appears always in the most predictable place or moment, having aside other random and useless figures. Fear and anxiety become weak, the evil force has lack of credibility and there’s absolutely no plot, talking about the origin of this demon, making everything incredibly embarrassing. At the end, Corin Hardy transforms (unfortunately) this horror movie in an action movie with sarcastic jokes and low quality, with the only effect of gain smiles an laughs. A succession of ridiculous scenes such as the final defeat of Valak (let’s step back to make this point): a beaker filled with Christ’s blood, hidden behind a secret door of the convent (no, it’s not Tomb Rider, it’s still The Nun), found by the protagonist with the blood spat out on Valak’s face, melting him. We can go on with a list of other examples, but this is enough to judge this indecent horror movie. Just few positive aspects, like the excellent photography and the sinister settings. STOP.

The Nun is for sure a product for the big public who doesn’t care about qualitative horror movies and is satisfied by 9 or 10 jumpscares. In the end, this is a movie with a meaningless existence which doesn’t add anything to its saga. Predictably, the box office is huge, and this is something to think about carefully. This is not the movie we needed, but it’s the movie that the public wants to see.

To your own risk, The Nun is on cinemas from the 20th of September.

 

Starring
Demian Bichir, Taissa Farmiga, Jonas Bloquet, Charlotte Hope, Ingrid Bisu, Bonnie Aarons
Regia di
Corin Hardy
Sceneggiatura di
Gary Dauberman
Prodotto da
Peter Safran, James Wan, Richard Brener, Walter Hamada, Gary Dauberman, Michael Clear, Hans Ritter, Todd Williams
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