Recensione a cura di | Alessandro Pesce
“Non ricordo neanche di avere tremato quando mi veniva letto un racconto di superstizioni o di aver temuto l’apparizione di uno spirito. Il buio non aveva effetto sulla mia fantasia, ed un cimitero era per me un ricettacolo di corpi privati della vita, che, da essere sede di bellezza e forza, erano diventati cibo per i vermi”.
Apre, possiamo dire quasi così, il sipario di questo splendido viaggio. Una serena e pacifica visione di morte dentro la quale la nostra protagonista inizia la personale metamorfosi in icona immortale. Arriva finalmente in Italia “Mary Shelley- “Un Amore Immortale”; la pellicola biografica della regista saudita (PRIMA regista Donna dell’Arabia Saudita, nota da sottolineare per parallelismi) Haifaa al-Mansour.
“Mary Shelley racconta la storia di Mary Wollstonecraft Godwin e della sua relazione ardente e tempestosa con il poeta romantico Percy Bysshe Shelley. I due giovani legati da una chimica naturale e idee progressiste che vanno oltre i limiti della loro età e del loro tempo, dichiarano il loro amore reciproco alla famiglia che li ostacola e per questo fuggono insieme. A soli 18 anni, Mary è costretta a sfidare i tanti preconcetti contro l’emancipazione femminile, a proteggere il suo lavoro di scrittrice e a forgiare la propria identità”.
C’è tanto di biografico in questa pellicola. E non parliamo semplicemente del racconto in sè, ma proprio di una voluta scelta di racconto esistenziale che lega in qualche modo la celebre Scrittrice inglese alla giovane Regista saudita: i percorsi burrascosi in una situazione politico/sociale tutt’altro che privilegiata, la scomoda realtà dell’avvilente sessismo, l’amore verso la propria arte e anche quel primato che può, si o no, rappresentare un qualcosa di epocale. Quel che resta è una poesia incantevole di 120 minuti che ci porta dentro i pensieri e le atmosfere ottocentesche con grande abilità e ottima intuizione per la scelta del Cast.
Il durissimo compito di interpretare Mary Shelley è affidato alla talentuosa Elle Fanning (sorella minore di Dakota) che dopo i successi e consensi positivi ottenuti con Maleficent,Super 8 e specialmente The Neon Demon, aveva bisogno di un altra prova eccellente per il suo attuale standard. Detto fatto, anzi, probabilmente le aspettative sono state abbondantemente superate, trovandoci davanti la migliore interpretazione mai fatta dalla giovane attrice statunitense. Non potevam chiedere una Mary Shelley migliore di questa, in tutto e per tutto : dalla delicatissima bellezza fino ad ogni movimento attoriale,espressivo e dinamico. La Fanning si trova in perfetta sintonia con il proprio personaggio e lo valorizza con vibrati sonori che rendono ancor più emotiva e personale la sua impeccabile interpretazione. La pellicola è un versetto d’amore dentro una lunga onda di turbolenti e sconfinati stati d’animo fedeli alla vera storia e sentimentalismo che la scrittrice londinese ha vissuto a cavallo tra il 1814 e il 1821 : dalle embrionali prime scritture del’orrore in totale solitudine; l’incontro con l’amore della propria vita (e relativi burrascosi eventi familiari); fino ad arrivare al fatidico “giorno del destino” nella dimora di George Byron: una competizione che comprendeva gli scrittori – Mary (all’epoca ancora Wollstonecraft), Percy Bysshe Shelley (interpretato da Douglas Booth ), lo stesso Lord George Byron (Tom Sturridge) e John Polidori (Ben Hardy); “i partecipanti avrebbero dovuto scrivere la più terrificante storia dell’orrore” come prova di talento. Sappiamo più o meno tutti come la storia decretò il vincitore di questa fantastica vicenda, o meglio, LA vincitrice. Frankenstein “o il moderno Prometeo” è entrato di diritto come uno dei più rappresentativi pilastri della letteratura mondiale di ogni era; sia per infinita bellezza, sia per altrettanta rilevanza per “movimento femminile” nella società. Ecco, questo romanzo visivo è tutto il concentrato di vita della leggenda che ha generato il Mito.
Il reparto registico è gestito in maniera esemplare e le fredde luci Irlandesi (simulazione di una Londra di inizio 1800) fungono da parafulmini dietro la cinepresa di Haifaa al-Mansour, dilatando la percezione storica dentro una fotografia sbiadita ma al contempo limpida e pura. Ogni inquadratura va in parallelo con il lessico utilizzato (non è un caso che la regista sia figlia del poeta Abdul Rahman Mansour) e rende ogni azione una prosa marmorea,colma di significato emotivo. I giochi di luci sono sempre dosati con il calibro e con altrettanta attenzione si muovono sulle varie ambientazioni in cui i nostri protagonisti interagiscono. Le musiche sinfoniche completano quel piccolo spazio lasciato come una pagina bianca,scrivendo con delicata e composta ortografia, la scritta “The End” su l’ultimo foglio.
Mary Shelley – “Un Amore Immortale” è LA storia d’amore e rabbia dietro l’iconografico reparto d’orrore letterario. Quello “stesso” che nasce da un momento di vita vissuta e capace, attraverso l’affascinante mondo delle parole, di prendere una forma fantastica e/o fantascientifica in modo permanente per il resto del Mondo.
“Se non posso ispirare amore, causero’ paura!”
da “Frankenstein “o il moderno Prometeo”
-Mary Shelley – 1818
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Traduzione a cura di | Francesco del Rio
“I don’t remember to tremble when an occult tale was ridden to me or to fear the appearance of a spirit in the dark. Dark didn’t effect my imagination, and a cemetery was a receptacle of lifeless bodies to me, which, from being seat of beauty and strength, they became food for worms.”
This is, almost, the prologue of this fantastic journey. A calm and peaceful vision of death in which our protagonist starts her personal transformation into an immortal icon. Finally “Mary Shelley” arrives in Italy, directed by the Saudi filmmaker (first female director from Saudi Arabia) Haifaa al-Mansour.
“Mary Shelley tells the story of Mary Wollstonecraft Godwin and her passional relationship with the romantic poet Percy Bysshe Shelley. The two lovers, bond by a natural chemistry and progressive ideas far from the limits of their age and era, declare true love in front of their contrary families and then they run away. Mary, just 18 years old, is now obligated to face all the prejudice about female emancipation, protect her job as a writer and build her own identity.”
There is quite much of autobiographic in this movie. Not just for the story itself, but for the choice of represent the story with many parallelisms between the English writer and Saudi director: their struggle against a problematic society, the sexism, the love for their own art and their epic primacy.
Here we have a wonderful poem of 120 minutes that brings us inside the atmosphere of the 1800 with great ability and good cast selection.
For the main role of Mary Shelley has been selected Elle Fanning (Dakota’s younger sister) who, after the success with Maleficent, Super 8 and of course The Neon Demon, starts a new challenge for her already brilliant career. She perfectly handled her challenge, giving us her best performance. We couldn’t imagine a better Mary Shelley: from her pure beauty ’til every movement, expression and dynamism. Elle Fanning gives a perfect representation of her character with her performance and her vibrating voice making everything even more emotional. The movie is a love poem inside a long story full of turbulent feelings, faithful to the real story that the writer lived through the 1814 and the 1821. From her first horror tales, through finding love, until that famous “day of destiny” in George Byron’s mansion: a competition between writers – Mary (still Wollstonecraft in those days), Percy Bysshe Shelley (Douglas Booth), Lord George Byron himself (Tom Sturridge) and John Polidori (Ben Hardy). “The participants were supposed to write the most terrifying horror story” to prove their talent. We all now who was the winner of that contest. Frankenstein “or the modern Prometheus” is one of the most important piece of literature of all time, for his quality and beauty, and for its relevance to the female movement in society. And this movie is the perfect representation of the legend that created the Myth.
The direction is perfect and its cold Irish lights (simulation of 1800’s London) work as background to the recording by Haifaa al-Mansour. Every frame goes with the perfect lexical choice of the script (it’s clear the heritage of the director’s father, the poet Abdul Rahman Mansour) and every scene is a marbling prose with a strong emotional meaning. The lights are thoughtfully dosed in every settling where our protagonists act. The symphonic music completes the tiny space left in these pages, writing with delicate and compost orthography “The End” on the final page.
Mary Shelley is THE love story and rage behind the horror literature. The same literature that rises up from a life moment, through the fascinating world of the words that becomes permanent forever.
“If I cannot inspire love, I will cause fear!”
From Frankenstein “or the modern Prometheus”
-Mary Shelley – 1818
Trailer
- REGIA: Haifaa Al Mansour
- ATTORI: Elle Fanning, Maisie Williams, Tom Sturridge, Douglas Booth, Ben Hardy, Stephen Dillane, Bel Powley, Joanne Froggatt, Hugh O’Conor
- PAESE: USA, Gran Bretagna, Lussemburgo
- DURATA: 120 Min
- DISTRIBUZIONE: Notorious Pictures
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