Articolo a cura di | Alessandro Pesce
“Lucio è un uomo profondamente religioso, cristiano/cattolico, convinto di avere il dono di “poter vedere” ciò che gli altri non vedono. Crede che al mondo esistano le streghe, da tempo si dedica alla loro ricerca, per poi ucciderle, ed ora si sta preparando a mietere la sua prossima vittima. Lucio sembra un pazzo invasato e lo vediamo mentre segue, di nascosto, Lilith, una ragazza che lavora in un Bar, insegna Yoga ed è appassionata di arti mistiche e musica Metal. Dopo averla tenuta d’occhio per diverso tempo, una sera si intrufola in casa di Lilith con l’intento di eliminarla, come ha già fatto in passato con altre ragazze, ma qualcosa non sembra andare come al solito.”
La stregoneria approfondita sotto una precisa critica di sistema è il motore di questo cortometraggio diretto da Federica Rocca; una doppia visione di un mondo non sempre accettato e che, ancora oggi, divide il pensiero generalizzato. La voce narrante del “protagonista” porta, ai giorni nostri, una sorta di inquisizione che, a livello pratico ha cessato di esistere, eppure sempre viva nelle menti dello stereotipato sistema socio politico, dando all’opera un tocco Old School, per intenzioni, ruotando su se stessa e accavallando sensualmente le gambe su di una contemporaneità tangibile e che volge la strega come anima della stessa natura. Da una parte troviamo l’individuo acido e agguerrito contro una diversa forma di pensiero, attraverso macchinose (ed ignoranti) visioni di questa sorta di movimento : MetalHeads, Facepainting degne del miglior periodo True Norwegian Black Metal, Rituali (ovviamente incompresi) e visioni completamente distorte; dall’altra, invece, una rappresentazione pratica di quello che la strega in realtà è : condivisione spirituale, libertà di pensiero, studio approfondito sulla materia delle arti misteriose, legame con la natura e con il prossimo e, fatto da tenere sempre in linea, un naturale processo di pericolosità celato dietro un recinto ben levigato e dall’apparente quiete. Forse per la prima volta in Italia si tocca l’argomento con una grazia meritevole, scoprendo una piccola porzione di una figura bistrattata e messa in disparte, sotto una luce che dovrebbe far riflettere il pubblico disprezzante. L’occhio del giudizio potrebbe animare l’universo ignoto, scatenando poteri che probabilmente è consigliato lasciare alla propria sfera, ricalcando quel comportamento spesso saccente sotto una “malcuranza” di informazioni utili per dare un giudizio. Io Posso Vedere è si, qualcosa che, a livello interpretativo, ha il viso di un’opportunità comunicativa importante, ma anche una sorta di avviso per quelle articolazioni mosse con la sola intenzione di dover, per forza e necessariamente, trovare il “mostro” sotto ogni individuo. Le inquadrature non sempre a fuoco sono poste sotto una distopica sintonia con il pensiero del protagonista; offuscato dalla rabbia e dalla sete (quasi fascista) di imporre il proprio pensiero, non necessariamente alle masse ma a se stesso, intervallando uno Stalking disturbante e molesto, toccando più o meno velatamente altre sottotrame di cronaca purtroppo ancora attuali (e il recentissimo periodo ne è la triste conferma), riuscendo a dare al corto una tridimensionalità fresca e che, nonostante il tempo che corre, sembra aver fermato quelle lancette dentro un rogo che urla ancora la sua giustizia. Francesca Rocca dimostra conoscere perfettamente l’argomento e, tramite piccoli EsterEgg (Musica Metal, Tarocchi perfettamente allineati, immagini affisse alle pareti con personaggi noti appartenenti al movimento “Satanista” entrati nei TG nostrani negli anni 90, la presenza di precisi simboli esoterici, la grandiosa movenza sui rituali e l’iconica posa da Baphomet posta nelle sequenze finali) riescono a far immergere il pubblico, anche in questo caso, sotto diversi spettri di immaginario. Chi conosce l’argomento troverà tantissime citazioni al proprio “mondo”; chi invece non ha mai avuto questa materia sotto gli occhi si troverà immerso dentro un giardino ricco di conoscenza mai approfondita a dovere. Io Posso Vedere ha la grande capacità di fissare un punto preciso e far incuriosire anche la mente meno addentrata all’argomento.
Il reparto tecnico è organizzato in modo ordinato e pulito, anche sulle sessioni di sporco dove il ruvido entra nelle ossa con grande prepotenza. Le inquadrature in notturna, in modo particolare, riescono a far emergere quell’umidità necessaria ad una simbiosi con gli elementi della natura, mostrando il vero male che la stessa può scatenare se disturbata. Una situazione piacevolmente espressa come manifestazione inquinante della terra che, giorno dopo giorno, calpestiamo e che dovremo imparare a rispettare.
Io Posso Vedere è un manifesto di attualità dove “l’Antico” vigila dietro gli alberi spogli di quella conoscenza utile alla parola e, specialmente, alla chiusura mentale fin troppo esasperata come verità assoluta. Dietro il Mondo visivo si trova un infinito spazio completamente inesplorato e questo progetto è un piccolo raggio di speranza verso quell’apertura mai analizzata con la curiosità di andare oltre il proprio confine.