Articolo a cura di | Alessandro Pesce
“Eva, ex campionessa di nuoto ora paraplegica, è su una sedia a rotelle da ormai tre anni. Per il suo compleanno, la sua amica Sophie le invia uno strano calendario dell’Avvento. Non sono i dolcetti tradizionali che però trova quando apre ogni finestrella, ma doni molto particolari, alcuni dei quali terrificanti e sempre più sanguinari.”
Dalla regia di Patrick Ridremont arriva, grazie a Midnight Factory, uno dei prodotti più sorprendenti (e inattesi) dell’anno. Bloody Calendar si presenta al pubblico con il più classico dei soggetti natalizi, organizzando però un intricato processo di evoluzione che convince sempre di più minutaggio dopo minutaggio. Tutta la stesura di narrazione si basa sulla basilare sequenza di azioni da compiere in ordinata sequenza : Ogni Giorno, la Protagonista dovrà aprire una finestrella del calendario e mangiare un Cioccolatino; in caso contrario Morirà; Semplice, Immediato e senza troppi fronzoli di autorialità non richiesti. Il film è esattamente quello che la storia racconta e , proprio per questo, libero di agire sotto schemi che ruotano su loro stessi dando, allo spirito del Male, un’entità fisica che non tarda a concretizzarsi e manifestarsi per equilibrare ciò che il calendario dell’avvento richiede e che, puntualmente, non viene eseguito. Il ruolo di protagonista è affidato alla bravissima Eugénie Derouand, capace di tenere in solitaria tutto il peso del racconto senza il minimo sforzo e, anzi, capace di dare qualche nota esclamativa per la particolare bellezza espressiva che catapulta lo spettatore dentro il pericolo che si cela dietro ogni angolo data anche la difficile situazione che la vede coinvolta. Se da una parte troviamo ogni meccanica del “gioco per la sopravvivenza” dall’altra, invece, una perspicace eroina che soffre l’intromissione di fattori esterni al proprio “compito” : per una volta a non eseguire le regole non è (per l’appunto) la protagonista, ma le comparsate che gravitano attorno ad essa, ostacolando così il cammino verso un qualcosa di effettivamente positivo. Tutto ciò rende credibile un ipotetica realtà sovrannaturale e regala un GirlPower asciutto e motivato, spezzando in una certa maniera le regole del Teen Horror e rendendolo interessante anche a ripetitività di lettura (visiva) grammaticale. Le scelte di regia disegnano anche un atipica gestione delle tempistiche sui vari JumpScare, offrendo un’intervallata sequenza capace di spiazzare anche lo spettatore più audace. Ovviamente da segnalare anche l’attenta gestione del reparto sonoro, sempre puntuale ad enfatizzare ogni avvenimento sotto un chirurgico controllo dei volumi e profondamente coerente sotto ogni aspetto sequenziale. Bloody Calendar parte come un anonimo film sul tema natalizio ma riesce, nella sua totale semplicità, a regalare momenti di estrema funzionalità per una perfetta serata tra amici a ridosso delle festività. Questa spensieratezza è un arma davvero esemplare e, forse, regala quel tocco retrò fatto di divani e coperte per placare il freddo dell’inverno. Patrick Ridremont non offre di certo un titolo che spicca di originalità ma, sicuramente, riesce ad intrattenere il pubblico esattamente per questo genuino senso “del” sapersi prendere sul serio solo quando richiesto (vedi le varie difficoltà della vita di una ragazza penalizzata su di una sedia a rotelle con annessi e discriminanti sguardi del prossimo) e sterzando sul sentiero dell’imprevedibilità al momento opportuno, facendo scappare anche qualche piccolo sorriso che, in fin dei conti, non guasta mai. Il posizionamento di macchina, quasi obbligato, di alcune sequenze lo rendono, in certe occasioni, tanto scontato quanto (paradossalmente) voluto e volto al semplice fattore estetico, macchiando l’operato anche di un tocco di classe sul reparto fotografico. In sostanza un film che fa il suo compito senza strafare o esagerare in virtuosismi totalmente fuori luogo.
Bloody Calendar è, senza ombra di dubbio, il film più spiazzante degli ultimi mesi di questo 2022; un lavoro che il pubblico può giudicare dalla copertina e che, come spesso accade, cade nel più banale degli errori perchè proprio dalla sua gestione di trama riesce a dire qualcosa che va oltre gli aspetti che corrono a video.
Dalla Francia un Altro Punto Esclamativo.