LASCIATEVI TERRHORRORIZZARE

Son : Il Crudele Sapore del Sangue Al Sevizio Dell’Immagine [RECENSIONE]

Articolo a cura di | Alessandro Pesce

“Laura è solo un’adolescente quando, in fuga da una setta feroce, dà vita ad un bambino indesiderato. Eppure Laura sente da subito un legame profondo con il bambino: lo stringe a sé per proteggerlo da tutto il male da cui è nato. Sono passati otto anni da allora, e David è ora un bambino sano, che vive con la giovane madre in una casa accogliente. Una notte, però, un incontro con i membri di una setta fa ripiombare madre e figlio in un incubo senza fine.”

Dalla regia di Ivan Kavanagh arriva, grazie a Midnight Factory, un Horror che fa, della lenta costruzione di narrazione, il proprio fondamentale basamento in un operato capace di maneggiare con cura la mente dello spettatore. Son si presenta sotto una cupa facciata di rappresentativa armonizzazione dei generi, spiccando per eccentricità e psichedelìa emotiva senza intaccare la concreta sostanza. Protagonista di questa storia la ormai celebre Andi Matichak (Halloween & Halloween Kills) abilissima nel creare un personaggio in crisi esistenziale dalle molteplici sfaccettature e notevole spalla al servizio del Coo-Protagonista : il Proprio figlio David (Luke David Blumm). Il film è un inesorabile cammino fatto di difficoltà e paure che riprendono a piene mani gli stili di metabolismo de “L’Esorcista”, attraverso una cura introvabile ed enigmi tutt’altro che catalogabili: Quando il volto del male si presenta sotto la pelle del giovane ragazzo, non sarà semplice camminare incontro al tempo che scorre e la giovane madre dovrà fare i conti con un passato fatto di violenze e scontri non terreni. Ivan Kavanagh assume il ruolo di orologiaio e detta le tempistiche in modo sopraffino, dando un’altalenante andature al racconto, interrompendo a più riprese il ritmo con grande intelligenza. Questo atipico senso di scelta rappresenta la volontà di non voler calcare la mano su argomentazioni dal semplicistico impatto visivo, ma organizza tappe mirate al fine ultimo dell’improvvisa rivelazione. Questa componente, invisibile a Time Running non è chiara in prima battuta e solo durante i titoli di coda ci si rende conto di tutta l’architettura studiata in dettaglio : come un Puzzle in movimento. Le serratissime inquadrature e i giochi di luce sono, anch’esse, una fondamentale pedina di scambio tra la moltitudine di generi : se da una parte troviamo l’iniziale dramma sociale con non poche difficoltà materne, dall’altra il Thrilling e il puro Horror manifestano le proprie unghie senza la minima esitazione. In corso d’opera il dramma lascia spazio all’apertura dei cancelli insanguinati dell’inferno, manifestando una furia che terrà testa anche allo stomaco più duro; anestetizzando l’abuso di gratuite scene di violenza; tutto il comparto Horror viene giustificato con raffinata intelligenza, creando un’importante curiosità nella mente dello spettatore. Ovviamente è un film che va assimilato, prendendo i propri spazi con muscolosa potenza e dedicando l’operato ad un pubblico capace di assecondare queste scelte, lasciando andare la psiche di abbandono dei sensi e facendosi cullare dalle scene che corrono a schermo. La parte centrale del racconto si perde, effettivamente, sul proprio cammino come su di uno smarrimento stradale, evidenziando la non troppa esperienza del regista (3 film all’attivo), portando alcune lacune sulla gestione dei dialoghi; volti al voler dare una spiegazione più o meno razionale allo spettatore. Fattore che, effettivamente, ha una durata notevole ma che riesce a dare un colpo di coda ed una sterzata utile a rientrare in carreggiata nelle battute finali. Le freddissime luci vanno di pari passo alle glaciali sequenze di spiccata violenza dove il soft gore buca lo schermo senza però macchiare di eccesso l’andatura di trama, creando quell’alone di misticità capace di mettere in risalto una fotografia sempre attenta ai dettagli. Son divide il proprio corpo in tre atti contestualmente organizzati a dovere : Dramma, Thriller, Paranormale, citando il cinema d’annata (Rosemary’s Baby su tutti) ma dando uno sguardo anche alla contemporaneità autoriale e critica.

Un film non troppo elaborato ma che sa, ampiamente, dire la propria sul settore del cinema moderno anche grazie alla scelta di una crudeltà tutt’altro che anemica ed intelligentemente preposta al servizio dell’ Horror Psicologico.

Trailer

STAB HORROR ITALY

-BUONO- Secondo il Nostro Particolare Metodo di Valutazione In HORROR STAB-
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SPECIFICHE TECNICHE:
Numero Dischi: 1
Durata: 95 minuti (Extra : Trailer)
Formato Video: 2.39:1 PAL 16:9
Formato Audio: Italiano 5.1 Dolby Digital, Italiano 5.1 DTS, Inglese 5.1 Dolby Digital
Lingue: Italiano, Inglese
Sottotitoli: Italiano

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