Articolo a cura di | Alessandro Pesce
“Dopo quasi 50 anni di oblio, Leatherface torna a terrorizzare un gruppo di giovani amici idealisti che accidentalmente interrompono il suo anonimato in una remota cittadina del Texas. Melody, insieme alla sorella adolescente Lila e agli amici Ruth e Dante, giunge a Harlow, in Texas, dove intende avviare un’impresa commerciale. I Ragazzi commettono l’errore di irrompere in quella che era un tempo l’abitazione di Leatherface, il terribile serial killer che cinquant’anni prima aveva terrorizzato l’intera cittadina e le zone limitrofe. Ancora adesso, Sally Hardesty, l’unica sopravvissuta alla strage del 1973, è in cerca di vendetta contro quel folle criminale.”
Non aprite quella porta (Texas Chainsaw Massacre) distrubuito poche ore fa direttamente su Netflix è diretto da David Blue Garcia, scritto da Chris Thomas Devlin su un soggetto originale di Fede Álvarez e Rodo Sayagues. È il sequel diretto canonico di Non aprite quella porta del 1974 diretto da Tobe Hooper ed è il nono film della serie omonima. Un film che si affaccia al pubblico con la stessa carica schematica già intrapresa da David Gordon Green per i suoi Reprise di Halloween. La pellicola ha il grandissimo vantaggio di non correre sul binario di Flashback o riassunti del capitolo precedente; Fede Álvarez scrive un qualcosa dedicato direttamente ai Fans della saga (o moto”sega” per utilizzare il velato sarcasmo Erniano) e PER i Fans, adottando il “già tutto per scontato” come motivazionale incipit narrativo, strutturando l’intera trama su di un qualcosa o, in questo caso, qualcuno di già noto. Non c’è spazio di manovra per ripercorrere le tappe lasciate nel lontano 1974; Non Aprite Quella Porta è esattamente quello che corre a schermo con una frenesia e una cattiveria (forse anche maggiore) degne del capitolo originale. Ovviamente i riferimenti sono presenti e caratterizzati dal personaggio cornice : Sally Hardesty, interpretata in questa occasione dall’Irlandese Olwen Fouéré. La Final Girl si troverà faccia a faccia con una delle incarnazioni del Male, pronta a mettere la parola fine alla scia di sangue che, puntualmente non tarderà ad arrivare. Il Fattore violenza, infatti, risulta totalmente disinteressato alle conformazioni della piattaforma streaming, non risparmiando gli ettolitri di sangue e scene al limite del Gore più brutale : Coltelli, Asce, Martelli e specialmente LA motosega vengono cosparsi di rosso senza la minima esitazione e anzi, aumentando la dose di cattiveria attraverso squartamenti e ossa spezzate. Chiaramente ci si trova davanti al tipico movimento Slasher Movie dove l’intelligenza dei protagonisti è paragonabile ad un tubo di scarico, riprendendo, anche in questa occasione, l’elementare grammatica caratteristica del genere. L’aspetto “verosimile” ad una realtà completamente lanciata nel panico deve prendere le giuste dosi, dislocandosi dall’autorialità delle blasonate pellicole contemporanee, lasciando completamente andare lo sguardo allo spirito nativo di questo racconto. I Protagonisti stessi non offrono uno spunto di giudizio necessario; il cast principale composto da Elsie Fisher (Lila), Sarah Yarkin (Melody), Jacob Latimore (Dante) e Nell Hudson (Ruth) si muovono esattamente come si devono muovere, dando risalto al vero protagonista dell’opera : Il Mitico Leatherface. Il Killer mascherato di pelle umana è un autentica macchina di violenza, adattando le variopinte morti con grandissima fantasia, non limitandosi al solo uso delle armi per ripagare il proprio lutto verso le malcapitate figure palesate davanti al proprio cammino; Faccia di Cuoio non fa sconti a nessuno e senza una logica precisa fa il suo “dovere” con una rabbia imponente che farà godere il pubblico. L’aspetto sociale, in questo preciso lavoro, viene lasciato sul surreale utilizzo dei social media e in un angolo di bandiera logora come forte rappresentazione di un netto distacco, ma pur sempre gentile, dall’opera di Hooper ; Non Aprite Quella (questa) Porta racconta altri aspetti, comuni al ricordo ma specialmente lontani dalla concezione naturale, urlando allo spettatore la sola e semplice forma di vendetta come giustificazione delle azioni di Leatherface. La qualità e pulizia di immagine si mischia perfettamente con le atmosfere di narrazione, combinando l’introduttiva e pacata quiete sotto un sole cocente a brusche precipitazioni piovose dove neanche l’acqua è in grado di pulire le macchie di sangue che rincorrono le sabbie del Texas. A tenere vive le pulsazioni delle vene troviamo anche una musica perfettamente catalogata su basi elettroniche, utili a tener presente la struttura temporale del racconto, capace di dare corposità superiore nei momenti Action e/o capovolgimenti d’impatto. Colin Stetson, compositore di OST di un certo rilievo come Hereditary e Color Out Of Space assume il ruolo di Caronte, guidando con la sua cacofonica zattera il pubblico attraverso muri sonori agghiaccianti e tenebrosi, tenendo la melodia come sottile base all’interno di una ruvida combinazione di Synth. Un nuovo punto di inizio la cui fine non sembra del tutto prossima : Texas Chainsaw Massacre (2022) ha la fortissima capacità di mantenere stabile l’asticella dell’adrenalina, non fermando mai il proprio brutale cammino, esplorando poco le caratterizzazioni e lasciando spazio al valore dello Slasher senza voltarsi indietro. Un progetto sicuramente coraggioso per come è stato concepito e, fattore da non sottovalutare, per come viene messo in atto, anche dopo la sequenza dopo i titoli di coda.
-“The Face Of Madness Returns”-
DAL 18 FEBBRAIO SOLO SU NETFLIX
STAB HORROR ITALY