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Tre Passi Nel Delirio : E.A. Poe & La Magia dell’Estetica [RECENSIONE]

Articolo a cura di | Alessandro Pesce

“Film ad episodi diventato un vero e proprio oggetto di culto, Tre passi nel delirio è ispirato a tre celebri racconti di Edgar Allan Poe. Nell’`episodio dal titolo “Metzengerstein”, di Roger Vadim, una lussuriosa castellana subisce un rifiuto, e le conseguenze saranno tragiche, in “William Wilson” di Louis Malle, un ufficialetto austriaco, cinico e sadico, è affrontato da un nemico che gli somiglia molto, in “Toby Dammit”, di Federico Fellini ,un attore di cinema, a Roma per un western, ha un incubo ricorrente.”

L’arte del saper dipingere, su pellicola, una determinata cerchia di scrittori dell’immaginario, non è un operazione semplice e spesso ci si imbatte in raffigurazioni non troppo fedeli e/o corrispondenti al vero spirito del racconto letterario preso in ostaggio per una posa elegante. Tre Passi Nel Delirio costituisce la perfetta incarnazione di bellezza estetica ed elasticità nel saper gestire un lessico diverso, per certi versi, ma simile al mondo della scrittura con grandissima maestria e profonda emotività. Seguendo la moda dettata a fine degli anni 60, il film prende i racconti di Edgar Allan Poe e ne costruisce una Triade solida e stratificata su tre diversi contesti. Roger Vadim , Louis Malle e Federico Fellini portano a schermo tutta la propria sapienza e gusto della rappresentazione su di un taglio tipicamente poco Europeo, portandolo al Mondo con una forza brutale e rubando lo sguardo di tutto il Mondo del cinema di genere. In particolar modo “Metzengerstein” (R.Vadim) racchiude tutto l’amore e tributo verso la compianta Hammer Production, attraverso i propri spartiti definibili quasi “barocchi” e castelli avvolti nel verde più inquietante. Tre Passi nel Delirio potrebbe sembrare, ad un occhio poco attento, uno scombinato gruppo di epici racconti dell’Orrore, posti al sol caso senza nessuna connessione; mentre invece racconta una storia ben precisa e collocata sui massimi livelli di Ansia e Paranoia; portando il comune denominatore alla figura della Bellezza nella sua forma più fisica. L’arma del Corpo assume sfaccettature indelebili, accarezzando i lunghi capelli della morte dentro un perfetto documento d’arte visiva, regalando allo spettatore un dipinto senza età. A distanza di tantissimi anni , infatti, non si può rimanere indifferenti al fascino estremo di personaggi quali Brigitte Bardot, Alain Delon, Jane Fonda, Katia Christine, Peter Fonda, Carla Marlier e Terence Stamp; associati ovviamente anche ad una interpretazione eccezionale, fortissimo segno di una forma accoppiata ad una sostanza di notevole professionalità e studio dell’arte della recitazione nella sua forma più teatrale del termine. Proprio su questo punto il gioco lo conduce proprio il Nostro Federico Fellini : la materia del Teatro e dei propri cedimenti mentali distruttivi.
Toby Dammit, questo il nome del racconto, presta il Delirio e lo trasforma in una visionaria celebrazione dell’ autodistruzione attraverso il volto del grande Terence Stamp. L’attore britannico sembra aver completamente carta bianca del suo personaggio, offrendo i volti dell’eccesso di una popolarità troppo grande per un contenitore fragile come quello umano. L’inquietantissima figura del Diavolo, persisente nella propria mente,viene rappresentata dalla giovanissima Marina Yaru, in un ruolo si marginale, ma capace di ghiacciare il sangue anche allo spettatore più esperto, portando ancora una volta lo sguardo verso un male celato e rappresentato dalla semplice azione del “gioco” ; sostanzialmente come la fase della rapida carriera dell’attore. L’opera di Louis Malle, invece, si colloca perfettamente al centro e questo non è di certo un caso. Il viso di “William Wilson” viene selezionato sul ricercatissimo Alain Delon, vera icona sexy nel panorama femminile dell’epoca. L’attore francese gioca con se stesso e porta a schermo una sorta di proto Damien, creando sul personaggio un brevissimo resoconto della travagliata esistenza e su come il male abbia sempre avuto le sembianze della propria figura. Questo dualismo con se stesso ha, ovviamente, portato la propria immagine a riconoscimenti prestigiosi e stati sociali di gran importanza, un percorso che inevitabilmente accompagna la conoscenza di personalità di spicco; una su tutte Giuseppina. La bellissima giocatrice d’azzardo è interpretata dall’incantevole Brigitte Bardot, abile nel costruire, nella sua breve permanenza a video, un gioco di manipolazione mentale, incastrata con l’abilità del protagonista. Ogni azione di William però viene bruscamente interrotta dalla propria “ombra”: una figura specchiata che riesce a creare non poche difficoltà alla propria esistenza, una stessa che finirà per giocare un tiro mancino e un destino, forse, segnato già da tempo.

Tre Passi nel Delirio è un Cult che, solo per la propria messa in scena, non deve mancare nella collezione di ogni fan dei film di Genere. Il DVD, distribuito da CG ENTERTAINMENT porta una splendida qualità video e un interessantissima analisi su Federico Fellini tra i contenuti Extra.

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