Era tanto tempo che non trovavo più un film horror degno di questo nome, senza i soliti clichè sulla macchina che rimane senza benzina di fronte alla classica villa abbandonata, in cui tutto ti suggerisce di scappare, ma tu ovviamente decidi di entrare, sempre col tuo gruppo di amici (mica possono morire tutti, qualcuno dovrà pur salvarsi, sennò che gusto c’è), in cui c’è sempre una bionda che viene uccisa per prima (casomai tingetevi i capelli o mettetevi una parrucca, forse vi salvate). Spulciando tra le nuove uscite su Netflix, mi è caduto l’occhio su “Eli”, definito come genere “horror adolescenziale”, forse perchè non deve fare troppa paura essendo destinato ad un pubblico di giovanissimi.
Il film è stato rilasciato il 18 ottobre 2019 , è prodotto da Paramount Players (una divisione della Paramount Pictures), MTV Films e dalla Intrepid Pictures, una compagnia di produzione indipendente americana, diretto dal regista irlandese Ciarán Foy e scritto da David Chirchirillo, Ian Goldberg e Richard Naing. La storia ci porta nel mondo di Eli (Charlie Shotwell), un ragazzino affetto da una malattia autoimmune dall’età di quattro anni che lo fa essere allergico all’aria, alla polvere, all’acqua, praticamente a tutto., per cui il suo sistema immunitario non reagisce come dovrebbe. Il poverino vive coi genitori ma è costretto a dormire in una sorta di camera sterile che sembra quasi una bolla e per uscire deve indossare una tuta come quelle usate quando si entra in contatto con radiazioni o materiali altamente tossici.
I genitori farebbero qualsiasi cosa per dargli una vita normale, tentando il tutto per tutto (come ogni genitore degno di questo nome). Si rivolgono così alla dottoressa Isabella Horn, interpretata da Lily Taylor, che gestisce una clinica molto particolare situata all’interno di una villa isolata (ve lo dicevo io che non bisognava fidarsi) in cui l’aria è stata completamente ripulita in modo da permettere ai suoi pazienti, tutti ragazzini, di respirare senza problemi. La Horn afferma di avere la cura per la malattia che affligge Eli, ma il trattamento non è proprio dei migliori, in alcuni momenti somiglia molto alle lobotomie che si facevano un tempo.
Ovviamente non è tutto oro quello che luccica, e nonostante la cieca fiducia dei genitori di Eli, interpretati da Max Martini e Kelly Reilly, nelle promesse della Horn, ci si accorge subito che la villa ha qualcosa di sinistro. C’è una parte della casa non accessibile con la scusa che la casa è vecchia, le tubature fanno rumore, non in tutte le zone l’aria è pulita ( a detta della dottoressa) e per il momento questo basta perchè nessuno vada a ficcarci il naso.
Mentre è ricoverato per questi famosi”trattamenti” che dovrebbero guarirlo, però, Eli comincia a vedere delle ombre, dei fantasmi, ma ovviamente nessuno gli crede. La dottoressa afferma che è colpa dei farmaci e che nessuno dei suoi precedenti pazienti (che nessuno ha pensato di interpellare per chiedere delle referenze, affidiamoci pure al primo che capita, tanto mica c’è di mezzo la vita di nostro figlio). le ha mai accennato questo piccolo “problema”. Facciamo anche la conoscenza di una ragazzina un po’più grande di Eli, Haley (Sadie Sink, che abbiamo visto in “Stranger Things”), che dice di abitare nelle vicinanze e di non essere molto ben vista dalla Horn (forse avrà intuito che c’era qualcosa di strano). Gli parla dei precedenti “ospiti” della struttura e gli dice di non aver paura perchè lui è molto più forte degli altri (finora non è dato sapere chi e quanti siano) ma che tutti loro vedevano dei fantasmi e lo avevano anche detto alla Horn .
Il film ha in comune i produttori con “The Haunting of Hill House” e non è mai stato trasmesso al cinema, bensì acquistato direttamente da Netflix. Visto il successo della serie, partiva da dei buoni presupposti E’ difficile trovare qualcosa che faccia veramente paura o che mantenga viva l’attenzione dello spettatore. Non ci sono scene di sangue che scorre a fiumi, come ci hanno abituati (ho l’impressione che a volte serva a coprire una trama mediocre ma è una mia opinione), bensì è tutta una lotta psicologica tra il “bene” (i genitori che farebbero qualsiasi cosa per il loro figlio) e il “male”, rappresentato dalla dottoressa con le sue strane pratiche. Il confine è sottile, ma la disperazione in certi casi ci porta anche a fare queste scelte.
Il rapporto di Eli con la madre, l’unica disposta a credergli alla fine, mi ha ricordato una frase del film “Silent Hill”, in cui alla fine, Dahlia, la madre di Alessa, le chiede perchè è stata risparmiata dalla sua furia omicida e la figlia le risponde” perchè una madre è Dio agli occhi di un figlio”. Infatti, per tutto il film, vediamo che Eli ha un rapporto migliore con la madre piuttosto che col padre (il motivo verrà svelato alla fine), che al contrario, è sempre distaccato e incolpa la moglie delle decisioni prese. La villa con la zona proibita mi ha anche ricordato il film con “Fragile” con Calista Flockhart (Ally MacBeal) in cui c’era sempre un ospedale, una ragazzina malata e dei segreti nascosti nella parte abbandonata dell’edificio. La scena finale invece mi ricorda molto “Carrie lo sguardo di Satana” , poichè sia Eli che Carrie, entrambi per colpa dei genitori, hanno dentro una rabbia repressa che alla fine esplode portando morte e distruzione (sennò che horror sarebbe).
A mio parere vale la pena guardarlo, soprattutto se avete amato Hill House. La critica è divisa su questo film, è piaciuta l’atmosfera, le performance ma in alcuni tratti è stato definito lento. Io al contrario l’ho trovato scorrevole, originale nella trama, perchè all’inizio non capisci che cosa c’entri una normale cura medica con l’horror, ci sono misteri da svelare ma non tutti sono ovvi. Lo spettatore pensa di aver capito tutto ma poi scopre che niente è come sembra e quello che ha pensato fino a quel momento è molto lontano dalla realtà.