Recensione a cura di | Alessandro Pesce
Ancora irrimediabilmente segnato dal trauma che ha vissuto da bambino all’Overlook, Dan Torrance ha combattuto per trovare una parvenza di pace. Ma questa tregua va in frantumi quando incontra Abra, un’adolescente coraggiosa con un potente dono extrasensoriale, noto come la “luccicanza”. Riconoscendo istintivamente che Dan condivide il suo potere, Abra lo contatta, invocando disperatamente il suo aiuto contro la spietata Rose Cilindro e i suoi seguaci, i membri de Il Nodo, che si nutrono della Luccicanza degli innocenti alla ricerca della loro immortalità.
Il diretto Sequel di Shining prende finalmente forma. A condurre le poetiche danze, il talentuoso Mike Flanagan. Nome magari non troppo noto a primo impatto, ma che a rigor di memoria pone una certa garanzia sulla buona riuscita di un racconto difficile, certo, da trasporre; ma se si considera il suo più prezioso gioiello allora il sospiro ritma su di una frequenza meno ossesiva. Basti solamente citare il proprio ruolo da regista per la serie TV The Haunting of Hill House di casata Netflix. Un opera incredibilmente affascinante, capace di tagliere il pubblico in due:Chi L’ha apprezzato alla follia e chi l’ha amato senza riserve. A livello seriale un piccolo miracolo di genere Horror che ha quasi costretto la Warner Bros ad una scelta decisa e prepotente. Scelta che tutto sommato suona come una sfida; Mike accetta questo piccolo duello e in grandissima parte lo vince senza sforzi. Doctor Sleep riesce a catturare lo spettatore dentro un vortice di tensione cadenzato su di un glaciale grigio, inondando lo schermo di un alone mistico. Il ruolo di Dan è portato con grande ispirazione da un Ewan McGregor sempre concentrato, regalando allo spettatore momenti di grandissimo cinema. L’arco narrativo, specialmente nella prima parte di girato, è un continuo senso di opprimente tristezza emotiva che gioca con una memoria appannata in modo del tutto volontario. L’ormai 40enne ex inquilino dell’ Overlook Hotel risulta essere un uomo stravolto con intrinseca asticella di “normalità” ormai lasciata alle spalle. Il lento processo di recupero viene esposto in modo del tutto pacato, prendendosi i propri tempi e rispettando il valore dello stesso King (qui in veste di supervisore), seguendo il proprio schema di processo di maturazione del romanzo stesso. Ad intervallare la cupa quiete : I membri de “Il Nodo”, una congrega di “esseri” nomadi che si cibano dello spirito Shining. Il modo tutto personale di portare la figura del vampiro dentro un contesto societario che, rimanda si l’horror, ma capace di far riflettere lo spettatore è portato su schermo da una sensuale ed ipnotica Rebecca Ferguson. L’attrice Svedese riesce a catalizzare sul proprio personaggio una speciale attenzione, che brilla di luce propria; tetra, ma brillante. Il senso di pericolo che “il Nodo” conferisce al racconto assume quelle sfaccettature quasi da “Camp Blood” riconducibili ad una Manson Family in chiave paranormale,affondando le unghie su di una tensione perennemente costante; ritmata e strutturata in modo intelligente. La narrazione segue tre punti cardinali indirizzati dai gia’ citati McGregor-Ferguson che come unica meta han lo stesso sentiero di viaggio rispondente al nome della telentuosa Kyliegh Curran. La “propria” Abra coordina tutta la sceneggiatura con continui colpi di adrenalinica frenesia. L’inevitabile incontro dei Tre è solo rimandato da una preparazione extrasensoriale piacevolissima allo sguardo. Tutto il passato di Dan riemerge dalle tenebre e i ricordi del “piccolo Danny” si colorano di un fumo sbiadito dal tempo, dove soffocati spiriti giacciono dentro mentali bare robuste a cui non è data via di fuga. Quell’inquietante “REDRUM” rumoreggia nella nebbia di una lavagna quasi “ouija” pronta a palesarsi,ancora una volta, come il più scomodo degli inquilini. Da qui in avanti l’inevitabile destinazione diventa il motore del racconto. I fantasmi del passato devono essere sepolti una volta per tutte e per questo c’e’ solo un luogo necessario alla causa : L’Overlook Hotel.
[IL SEGUENTE TESTO CONTIENE SPOILER]
Tutta questa seconda parte della narrazione assume però un continuo senso di DejaVù probabilmente necessario al fandom meno cineasta, ma che paradossalmente sbaglia su ogni frangente. Se tutta la fase, sia introduttiva che preparatoria, ha toccato solo lievemente le inarrivabili note del maestro Kubrick tenendo fede al proprio operato creando un marchio Originale, l’ingresso all’hotel degli orrori segna scelte tutt’altro che appropriate allo sguardo. Si parte dalle celebri inquadrature nella sala BAR dove troviamo un pessimo cosplayer di Jack Nicholson interagire consciamente/incosciamente con il proprio figlio; fino ad arrivare alle iconiche gemelle, anch’esse interpretate da imitatrici che decisamente fan male al cuore (e non nel senso positivo del termine) agli amanti del cinema. Dettagli di poco conto se si cerca di decontestualizzare l’intero film, MA Doctor Sleep soffre di un predecessore troppo immenso per non essere preso in considerazione. La colpa non sentiam farla cadere sullo stesso Flanagan (sappiamo quanto sia ottimo nel gestire gli spazi ed omettere immagini pur ponendole in primo piano), ma alla stessa Warner, incapace (e non parliamo solo di questo adattamento, ma ci riferiamo anche al recentissimo IT di Andy Muschietti) di scelte coraggiose, poco attente al voler ricreare LA storia ed attaccandosi sempre e comunque a ciò che già c’è stato. Questa inferiorità e questa poca considerazione di se stessa risulta un danno quasi ecologico all’ecosistema cinematografico. Chiaramente si potrebbe anche RI contestualizzare il tutto e riportare ad alti livelli il lavoro se si entra nell’ottica (e in qualche modo ci piace pensarla così) che quella di Dan sia una visione offuscata dai ricordi d’infanzia, spiegando così le diverse fisionomie dei protagonisti. Una chiave di lettura che creerebbe meno aspro il finale e che renderebbe davvero epica l’intera trasposizione. Le parti action sono calibrate in modo eccelso e, saltata la staccionata degli “EsterEgg”, suona di requiem per l’intero Overlook.
Un lavoro decisamente non semplice che spaccerà il pensiero degli spettatori. Doctor Sleep, così come la maggior parte dei film tratti dai romazni di King, viaggia con il freno a mano tirato; consapevole del proprio organico ma che non ha saputo sfruttare al meglio il proprio bagaglio di esperienza. L’intero film è tenuto in piedi dai protagonisti, capaci di entrare dentro un labirinto di siepi ed uscendo dal gioco psicologico, riuscendo anche a dare segnali di fumo al reparto dietro il confine, spavaldi nel gestire scelte fuori dal coro.
Anno:2019
Regia:Mike Flanagan
Attori:Rebecca Ferguson, Ewan McGregor, Kyliegh Curran, Zahn McClarnon, Bruce Greenwood, Carel Struycken, Emily Alyn Lind, Jocelin Donahue, Nicholas Pryor, Carl Lumbly
Paese:USA
Durata:151 min
Distribuzione:Warner Bros. Italia
Sceneggiatura:Mike Flanagan
Fotografia:Michael Fimognari
Montaggio:Mike Flanagan
Musiche:The Newton Brothers
Produzione:Intrepid Pictures, Vertigo Entertainment, Warner Bros
HORROR STAB