Recensione a cura di | Alessandro Pesce
Dopo un quantitativo di tempo non ancora definibile, non si attendeva un numero di Dylan Dog tanto quanto questo numero 383. Ebbene si, da quel lontano 1986 son passati tanti numeri, tante storie, tanti disegnatori e scrittori; un arco temporale tanto lungo quanto la fama che l’indagatore dell’incubo ha portato a se. Un icona generazionale che nonostante i tantissimi alti e bassi ancora riesce a far parlare di se nei modi più bizzarri e sorprendenti, considerando per l’appunto le diverse “ere” portate nelle proprie spalle. “Profondo Nero” segna un passo in avanti necessario alla grande resurrezione del personaggio che, in questi ultimi anni, non stava navigando nella gravità di grande approvazione dell’esigente roboante pubblico (ovviamente non a livello di vendite);un azzardo che la Bonelli ci ha spesso abituati a dover affrontare. Forse uno dei veri e propri colpi vincenti sta proprio nel voler portare al pubblico idee innovative (per quanto banali possano sembrare a livello superficiale) e colpi di frusta che stordiscono per genialità di mercato. Dario Argento/Dylan Dog : un idea spesso vociferata a volumi più o meno sterili e soffocati, una pensata strana ma che, col senno di poi…, ha sempre affascinato chiunque si sia trovato almeno una volta nella propria vita un albo del personaggio di Tiziano Sclavi. Eccoci allora qui, arrivati all’annuncio ufficiale : Dylan Dog incontra la scrittura di Dario Argento, data di uscita 28 Luglio 2018. Ogni edicola di Italia si è affollata di prenotazioni, ogni fumetteria ha ricevuto l’ordine tassativo di tenere da parte questo eccezionale documento storico (si parla sempre e solo di livello fumettistico) e “Profondo Nero” (questo il titolo dell’opera) si guadagna un fortissimo incasso garantito al solo annuncio. Se a tutto questo aggiungiamo che ,a curare i disegni , troviamo la firma di Corrado Roi ( Mister No & Martin Mystère) e copertina affidata a Gigi Cavenago (Cassidy, Orfani e Maxi Dylan Dog Old Boy) ..bhe ci sono tutte le premesse di avere un albo davvero affascinante.
“Che cos’ha a che vedere la vicenda della bellissima Beatrix, scomparsa nel nulla all’improvviso, con l’antica tradizione dei whipping boy, ragazzi cresciuti accanto a coetanei di nobile casata per essere puniti al loro posto quando questi ultimi trasgredivano le regole?”
Con una trama così ci viene anticipato che forse tutto sommato le tinte Horror che hanno caratterizzato il fumetto vengono lasciate in seconda linea per lasciare totale spazio al Thriller Argentiano.
A primissimo impatto l’aspetto grafico è qualcosa di impressionante : l’argento vivo,quasi specchiato, è una accelerata di tributo verso il regista Romano che si autocelebra in grasseto sotto l’iconico logo che da il nome al Fumetto. I contorni dark lasciano spazio al nostro immortale protagonista : Un Dylan Dog quasi in penombra che si materializza dalle “Profondità” di un teatro o,per tributo citazionistico ricercato,da un teatro lirico (ogni riferimento alla pellicola del 1987 è assolutamente voluto) ,contornato da inquietanti figure animali e un affascinante donna ricoperta di sangue. “Mai giudicare un libro dalla copertina” in questa precisa occasione è un detto che non può assolutamente essere applicato. I disegni di Roi sono colpi di lama su delicate tele invecchiate e scandiscono ad ogni tavola un autentico quadro che in complessivo risulta quasi animato. Ogni aspetto dei personaggi è curato nel dettaglio e la pittura pesante come blocchi di cemento aumenta ad amplificare i contorni quasi Gothic che abbracciano gli scenari di azione. Il senso di Profondo e di Nero sono tasselli fondamentali e ricercati; basta notare quante volte gli occhi di Dylan vengono affossati dall’oscurità e in quante occasioni le ombreggiature segnano in maniera distinta un inseguimento al fascino degli spazi circostanziali. Purtroppo però tutto l’entusiasmante viaggio all’interno della fascinosa arte del disegno viene frenata da una storia non al passo con le opere visive. La storia non decolla e lascia non pochi passi falsi alla narrazione quasi banale. Un semplice racconto fatto di sensualità e dolore,con qualche sfumatura di sangue e violenza. I caratteri dei personaggi ,per fortuna, sono rimasti fedeli ai propri schemi; su tutti il grandissimo (e immancabile) Groucho: sempre pronto ad entrare in scena con giochi di parole e doppi sensi accattivanti che,anche in questa occasione,spazientiscono Dylan. Insomma…il Nostro affezionato Groucho di sempre. La mano di Dario Argento si sente e specialmente SI VEDE;non è un caso che il disegnatore si sia soffermato su quei precisi dettagli che hanno fatto scuola al genere “Giallo all’Italiana” e che ha scandito in maniera del tutto riconoscibile i prodotti del Regista. Ovviamente le citazioni sono palesi e si muovono su molti filoni cinematografici quali : Il codice Da Vinci,50 Sfumature di Grigio fino ad arrivare all’autocelebrazione, forse invasiva ,dei lavori Argentiani come : poster di Inferno,Profondo Rosso e la bambola di quest’ultimo posta in bella vista alla “bottega di Milford”. Il numero gode della propria fama e sono sempre attuali le parole di Roberto Recchioni quando dice che “Esiste un Dylan per Ogni storia” , rendendo comunque vada questo “Profondo Nero” un ottimo prodotto,fatto di una storia diversa ma che non abbandona le proprie radici psicologiche ed emotive,confondendo l’umano dal mostro e rendendo il mostro uno specchio su cui riflettere dopo il termine dell’ultima vignetta rappresentata: La società perbenista,il senso di appartenenza ad un ceto sociale,l’immancabile sensualità del proibito,la voglia di dominare su di un mondo fatto di noia e il perseguitante incubo su cui il protagonista ha reso il proprio essere…un iconografica figura quasi mitologica che resterà incisa nella storia di un arte contemporanea destinata a far,sempre e comunque, far parlare di se.
Cosa ci rimane di questo albo? sicuramente un prodotto da avere per rilevanza “storica”, i nomi illustri sono tanti e ben presenti a livello qualitativo. Si storce un po il naso su alcuni dettagli ma che in fin dei conti non pesano così tanto se presi nell’insieme. Le tavole,prese nella loro unicità ed eleganza,valgono da sole l’intero prezzo del Fumetto. (E non è cosa da poco) Una collaborazione che potrebbe dare il via libera ad una serie di intriganti scenari futuri. Altro azzardo di Casa Bonelli che ci sentiamo di promuovere per vastità di potenziale. Altri nuovi incubi dentro il nero della china d’autore ci attenderanno nel prossimo futuro? Questo potrebbe essere un ottimo grande spunto su cui riflettere e far riflettere la Casa Editoriale.
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