Recensione a cura di | Alessandro Pesce
“Una ragazza è segnata profondamente dalla morte della madre, tanto da non avere,o non volere,più cura della propria vita. Sprofonda così nel tunnel della droga non distinguendo più la strada del bene da quella del male. Durante un’overdose però sarà costretta a fare una scelta importante, scendendo a patti con un oscurità sporca come il peccato”.
Qualche giorno fa abbiamo presentato così l’articolo riguardante quest’opera di Klayton Dean. Ci siamo fatti una lontana idea dalla sola visione del Trailer,ma non sapevamo che questa idea fosse così tanto lontana dal prodotto completo una volta visionato. Un Horror dalle scelte stilistiche che racchiudono tutta una propria interpretazione,una tipologia cinematografica facilmente associabile ai lavori muti degli anni 30;la quasi totale assenza di dialoghi e anche la scelta di un certo tipo di impatto sonoro sinfonico non fa altro che confermarne la tesi. Il dramma dietro una perdita importante lascia alla protagonista una via di fuga disperata attraverso l’uso di sostanze stupefacenti,portandoci con un biglietto di sola andata verso il totale abisso psichedelico. Vortici di inquadrature e nauseanti suoni di fondo interpretano a pieno la mente del soggetto. I capitoli in primo piano scandiscono come un libro le varie tappe verso un cammino sempre più tetro e sempre più visionario fino ad arrivare all’epilogo maligno e autodistruttivo.
Una pellicola dai forti ritmi e arricchita da una regia molto curata. L’uso dell’alta definizione disegna in maniera poetica ogni singolo sfondo di inquadratura paesaggistica,rendendo comodo lo sguardo. Le dolci riprese però subiscono un taglio improvviso al ritmo crescente della follia nello stato di “overdose”,portando ai limiti lo sguardo e ipnotizzando totalmente in maniera affascinante lo spettatore con frenetiche e pirotecniche immagini. Lo sguardo del Male rimane marcato e pressante dall’inizio alla fine,in maniera subdola ma ampiamente distinguibile . La colonna sonora gioca un fattore molto importante e traccia tutto il binario equilibrato dell’opera.Si passa dalla Musica Classica all’antico Canto Popolare fino ai “disturbanti” suoni naturali di materia non meglio definita ,attribuendo un valore aggiunto a uno stile pulito e ordinato,basato sui colori primari “puri”.
Un grido al male dell’autodistruzione e della solitudine..in chiave Gothic,per palati stanchi dei soliti film e per quel tipo di pubblico in cerca del poetico cinema d’autore guidato.
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