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Azzurrina : La Leggenda vive nel nuovo film di giacomo franciosa [recensione]

Recensione a cura di | Alessandro Pesce

“Un gruppo di ragazzi si reca nel celebre castello di Montebello per scoprire, attraverso un Tour guidato Notturno, i segreti legati alla leggenda di Azzurrina, una bambina scomparsa misteriosamente nel 1375 all’interno della struttura.”

Rimini – Poggio Torriana, cresce e si auto alimenta come un fuoco fatuo la leggenda della piccola Guendalina attraverso questo lavoro che ,a conti fatti, risulta essere, in assoluto, il primo lungometraggio dedicato al personaggio diventato ormai iconico e che, ancora oggi, riesce a radunare migliaia di curiosi e appassionati . La reale vicenda narra che la bambina dagli occhi azzurri, nata albina e dai capelli biondi, fosse tenuta segregata nelle stanze del castello a causa del suo aspetto estetico singolare, a cominciare proprio dai capelli. La famiglia l’avrebbe rinchiusa per sfuggire alle superstizioni nelle quali si credeva a quel tempo. Ma un giorno, durante un violento temporale, Azzurrina (questo il nome assegnato per via delle ripetute tinte sopra la particolare melanina che le ha conferito una colorazione bluastra) si dileguò nel nulla all’interno del castello, lasciando riecheggiare solo un urlo straziante, che secondo gli appassionati dei fenomeni paranormali riecheggerebbe ancora oggi, come un’eco lontano e doloroso. Sotto questa freddissima luce, si compone il lavoro di Giacomo Franciosa; un progetto iniziato tantissimi anni fa che, finalmente, ha visto i raggi di proiezione (e in esclusiva assoluta) all’interno dell’ Italian Horror Fantasy Fest. Una visione che profuma di liberazione e che scongiura tutte le vicissitudini (alcune anche inquietanti e preoccupanti) che, nel corso degli anni, ne hanno ritardato l’uscita. La pellicola nasce come tributo gentile ad un personaggio tanto affascinante quanto contornato da intrighi e misteri, esponendo una sorta di introduzione documentaristica; un modo elegante per mettere il pubblico dentro un contesto di realtà, più o meno oggettiva, sotto la quale riflettere e identificare il proprio percorso mentale. Si passa da reali interventi giornalistici ad estratti di trasmissioni TV che han dedicato approfondimenti e speciali, passando da backstage e curiosità legate alle strane manifestazioni durante le riprese e, infine, arrivando al vero motore centrale con una sorta di posizione precisa di alterazione della “gita” dei nostri protagonisti. Il lavoro si presenta come un Mockumentary dove, Matilda Lutz, Tatiana Luter, Paolo Stella e Gianfranco Terrin entreranno in un vortice di tensione e disturbanti giochi psicologici dettati da un passato incapace di lasciare le braccia del presente. I protagonisti, legati da una sorta di causa comune, si troveranno ad interagire per scoprire l’effettiva veridicità riguardo anni di mormorii e ripetute sequenze testimoniate dai visitatori dell’affascinante castello, in un giro di Valzer capace di destabilizzare la quiete sotto un Horror classico di stampo BlairWitchiano. La scelta di questo stile registico infonde, all’opera, una tridimensionalità dinamica che oscura di peccato un contesto simil religioso, apportando (a livello filmico) uno “svestimento” non sempre apprezzato dalle frequenze extrasensoriali, ricreando a schermo quella sensazione malsana dove l’illecito è alimentato dall’ irrispettosa sete di sapere. Questa forma di anarchia emotiva non tarda ad essere ricompensata da interventi non troppo benevoli e l’aldilà inizia a dettare le proprie regole, seguendo il classico gioco del predatore diventato preda. I ragazzi capiranno presto che, forse, tutte quelle leggende racchiudevano, al proprio interno, altri fattori la cui segretezza è posta come rifugio per un bene comune. L’eterno silenzio non è, probabilmente, una conseguenza ma una pratica di salvaguardia dalla quale non è concesso sapere oltre; cercare di scavalcare questo cancello invisibile porterà terribili conseguenze. Ed è proprio qui che lo spettacolo alza il proprio sipario del Genere : i protagonisti inizieranno a nascondersi da vibrazioni invisibili e dubiteranno della stabilità mentale che il castello offre per aver violato tutti i principi dei vizi capitali, sterzando sotto sentieri di persecuzione completamente allucinati. La soggettiva, utilizzata in alcune sequenze, infatti, rende perfettamente l’idea di “un” qualcosa celato negli angoli come guardiano del territorio; spezzando completamente le regole (non scritte) del genere scelto per approfondire la visione dei fatti che si susseguono, in modo tanto intelligente quanto perfettamente collocato in fase di montaggio.

Azzurrina è un intreccio dove il fantastico riesce ad intervenire, a gamba tesa, sotto una visione alternativa di percezione plausibile e dove, fattore decisamente rilevante, non abusa della leggenda per servire l’Horror come principio “meccanico“, ma rispetta gli spazi con grazia e recintando la narrazione come una coperta avvolgente, senza strafare in “non richiesti” (e anche non necessari) soffocanti intermezzi tipici del Ghost Movie di dubbia riuscita visiva. Il lavoro si discosta totalmente dai concetti abusati (nella sua semplicità) sullo specifico genere, garantendo pura atmosfera sinistra dalla quale sarà difficile trovare uno sbocco benevolo. L’etica di conservazione del mito affonda le mani dentro un qualcosa che scorre senza freni, dentro una paralisi del sonno vivida che ostacolerà la pace nervosa e che non si affaccia dentro il banale “mostrare” più del necessario. Giacomo Franciosa entra in punta di piedi dentro le mura del castello senza fare quel tipico rumore di chi vuole dimostrare di avere l’ultima parola utile; il regista è, infatti, perfettamente consapevole di sussurrare alle mura la volontà di raccontare un percorso alternativo, chiedendo gentilmente il permesso con la mano di chi conosce l’umiltà, rispettando anche una risposta invisibile non del tutto positiva, subendone piccole conseguenze come “tassa” da pagare e, per questo, rendendolo completamente “umano” e al pari di chi, quel prodotto, lo sta guardando con grande partecipazione. Questo equilibrio dei sensi deve, per forza, essere riconosciuto; perchè fonda una radice sotto la quale l’identificativo del racconto mette l’asticella sul vero senso dello stesso, tergiversando sugli avvenimenti sotto una cornice dove l’action è (in alcune parti) lasciato in un angolo per dare spazio alla costruzione vera e propria. Azzurrina è una ballo di anime prezioso e gentile dove la fredda prigione di mattoni e pietre viene riscaldata dalla capacità di rendere omaggio ad una tragedia che può riguardare chiunque. Un film, senza dubbio, coraggioso capace di approfondire un’Italianità fiera che non ha bisogno di Hollywoodiane ispirazioni per assecondare le esigenze del pubblico sempre più contaminato dalle sponde dello Jumpscare facile; un prodotto capace di regalare quell’emotività necessaria per tenere i nervi tesi dall’inizio alla fine.

Il film Azzurrina sarà prossimamente distribuito dalla società Evoque Art House in modo da regalare al Mondo quel pacato cammino che, in certe occasioni, palesa la sua partecipazione come un gioco destinato all’eternità.

– OTTIMO – Secondo il Nostro Particolare Metodo di Valutazioni in HORROR STAB

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