Articolo a cura di | Alessandro Pesce
“Sarah, un’adolescente dall’animo ribelle, tormentata da diversi disturbi del sonno, decide di scappare di casa. La ragazza decide di affidarsi a uno studio universitario sul sonno che le offre sicurezza e soldi. Sin dalla prima seduta di terapia però si rende conto che sta accadendo qualcosa di strano, mentre una serie di forze oscure iniziano a farsi breccia nella realtà.”
Presentato ai Festival Sitges, Fantasia Filmfest, Trieste Science+Fiction Festival e Blood In The Snow, il film di Anthony Scott Burns si presenta al pubblico con un’ aurea incantevole e di ingannevole concezione introspettiva, portando a schermo un lavoro non semplice da comprendere ad un impatto immediato. Come True deve essere compreso ed analizzato sotto ogni forma di concepimento senza freni e senza conclusioni affrettate. La misticità dell’opera risulta un vero e proprio viaggio dentro se stessi, capace di argomentare la narrazione solo ed esclusivamente ad arco concluso. L’emotività del film si racchiude dentro la paura della paura stessa, sviscerando un arcano analitico e che risponde in modo personale ad ogni domanda con un “fare” del tutto soggettivo. L’interpretazione attoriale della protagonista porta il pubblico su di un ponte perfettamente equilibrato, separato solo ed esclusivamente dal grado di attenzione sulla quale viene posta la grammatica del film. Anthony Scott Burns dirige un qualcosa di difficile digestione, infondendo una paralisi psicologica capace di raggirare la mente del pubblico e portando nello stesso verso una direzione diametralmente opposta alla stessa visione, un concetto sicuramente non semplice ma che, capendo il film, risulta la soluzione più esaustiva per una non scontata etichetta, laddove si voglia inserirla. Come True assume sembianze muta forma di un DNA miscelato a dovere per mascherare determinate tematiche e renderle adiacenti verso un passato vissuto in prima persona. Lo stesso regista, in alcune interviste rilasciate, annuncia che il discorso della paralisi del sonno ha avuto una fondamentale rilevanza fin dalla giovane età e che, solo dopo continue ricerche, la conclusione pone in modo evidente una comune distorsione della realtà, rendendo quasi identiche le spettrali figure di rappresentanza oppressione fisica e della inconscia sensazione di soffocamento; una stessa rappresentata a video tramite le figure oscure che echeggiano per gran parte di girato. Considerato il “Nightmare” di nuova generazione, l’esordio cinematografico del regista Canadese, classe 1977, espone un carattere tutto proprio al modo di girare, attraverso sequenze coordinate su diversi piani che si intrecciano tra loro in modo continuo e ripetitivo, escludendo spesso una realtà costante per dare consistenza al settore etereo dentro una misticità inesplorata a cavallo con il Sci-Fi più basico. La non prevedibilità del finale lascia lo spettatore in quel limbo discontinuo che volge il proprio sguardo all’horror più “fisico” e persecutorio, attraversando la luce e sprofondando nel nero più profondo. Chiaramente bisogna contestualizzare ogni funzione e per questo cercheremo di dare una diversa veduta al finale, cercando di dare un punto di vista nascosto ai più, separando la sezione per non creare ipotetici SPOILER.
Se la pellicola corre su di un racconto fine a se stesso e rappresentato semplicemente da disturbi del sonno e da figure inquietanti, dall’altra troviamo una trama nella trama dove la nostra protagonista, interpretata dalla bravissima Julia Sarah Stone, continua ad avere precisi segnali probabilmente arrivati dall’esterno; sì perchè tutto ciò che lo spettatore segue altro non è che uno stato immaginario di un coma lungo 20 anni. Il messaggio di testo che Sarah riceve, sul proprio cellulare, sul finale del film rivela il controllo di una medicina sperimentale nella quale la ragazza è rimasta per tutti questi anni; uno stato monitorato dall’esterno e che viene rappresentato proprio dall’apparecchio telefonico visto più volte nel racconto. Lo stato di presunto abbandono familiare è, anch’esso un segnale forte di “un qualcosa” di anomalo : in varie scene la protagonista cerca supporto per passare la notte lontana da casa, dormendo nei vari parchi, dalla sua migliore amica e rientrando nella propria abitazione solo ed esclusivamente durante l’assenza della propria madre. Questo aspetto sembra correre su di un preciso ed elementare corridoio di trama, una rappresentazione che muta considerevolmente attraverso un preciso Frame che raffigura la madre sorpresa di aver udito la propria figlia. Questo momento sembra la materializzazione di un senso di colpa che la giovane Sarah prova nei confronti della madre, come una sorta di avversione verso la responsabile del proprio male (o del proprio coma). Ogni elemento presente nel proprio cammino (evidenziato nelle scene “eteree” del proprio andamento su percorsi oscuri) sembrano ricordi posizionati nella propria memoria; da qui la visione dei sogni dell’altro protagonista : il Dott. Jeremy, interpretato da Landon Liboiron. Jeremy, durante il sonno controlla il proprio stato con una sofisticata apparecchiatura che riesce a bypassare le onde cerebrali e trasformarle in vere e proprie immagini. Durante questo passaggio, il ragazzo, sogna Sarah sotto forma di Vampira, dettaglio che riporterà al finale vero e proprio: Il “sogno” è semplicemente un ricordo di una serata in maschera e che riporterà la protagonista ad uno stato di accettazione di se stessa e della consapevolezza del proprio stato “forzato” di coma, una stessa marcata attraverso i denti da vampira. La felicità nel proprio volto (nel vedere i canini aguzzi) è la sostanza di una passata esistenza oscura e insignificante, ridotta ora a semplice ricordo immagazzinato nella propria memoria. Ogni aspetto del Film è un continuo rimando a comunicazioni esterne; dai messaggi nel proprio cellulare come i vari orari : 07:11 che nella numerologia spirituale descrive che “la persona si sta svegliando al suo desiderio innato e si sta trasformando nel suo vero sé”; le ore 10:01 che, come tutti i numeri speculari, assumono un significato mistico, risulta “segno sicuro che i tuoi angeli custodi stanno cercando di comunicare con te”, continuando per il semplice abuso del colore bianco circostanziale, come a catalogare una precisa collocazione ultraterrena. Insomma, Come True è una autentico viaggio dentro l’anima della protagonista ma che lascia ampio spazio di manovra per i meccanismi mentali di ogni individuo; un punto di vista che deve far riflettere e che porta ancora una volta il cinema autoriale dentro schemi narrativi importanti, capaci di non rimanere fossilizzati alla sola visione fine a se stessa. Le musiche stesse (eseguite dagli Electric Youth) figurano come un motore acceso alla sola funzione di mantenere in vita un preciso meccanismo di operato. Come True è un lavoro non adatto a tutti e che può essere apprezzato da un certo tipo di pubblico.
Ora disponibile da Midnight Factory in formato DVD & Blu Ray & Digital Download, Come True si presenta con il classico elegantissimo Packaging cartonato, sposandosi perfettamente con la raffinata regia e la precisissima messa in scena del regista. Un opera incredibilmente complessa ma capace di regalare emozioni particolari.
STAB HORROR ITALY
Regia: Anthony Scott Burns
Con: Julia Sarah Stone, Landon Liboiron