Articolo a cura di | Alessandro Pesce
“Eloise, una ragazza che aspira a diventare una stilista ed è appassionata dalla Swinging London, scopre di avere una misteriosa connessione con una cantante dell’epoca, Sandy, attraverso la quale riesce a viaggiare negli anni sessanta.”
Quando lo Smoking introspettivo di un artista viene espresso nella più celebrativa delle serate, il sapore trionfale di autocompiacimento si eleva ai massimi dei suoi livelli. Questo è il caso del regista Edgar Wright. Dismessi i panni leggeri su pellicole Comedy, lo sceneggiatore/regista Britannico mette in scena un Horror Psicologico dal fascino incantevole. Ultima Notte a Soho porta il Cinema dentro una dimensione etera, contornando la narrazione di un brillante senso del gusto; sotto ogni forma e sostanza. La trama parte con la marcia inserita non lasciando solo lo spettatore e, anzi, forgiando con gran maestria un senso di sicurezza estremo. Il film si basa su una piattaforma Dream Land ad occhi aperti, attraversando mondi degni del miglior Sucker Punch e caratterizzando amabilmente le complici di questa turbolenta avventura : Thomasin McKenzie & Anya Taylor Joy. Le luci di una Londra d’altri tempi emergono come fantasmi dal passato e, proprio su questa ramificazione, la vicenda inizia il gioco delle parti, invertendo situazioni e ruoli delle protagoniste. La fuga da un presente di poca appartenenza si scontra metaforicamente e anche fisicamente su di una contestualizzazione fin troppo urbana e civilizzata per la giovane Eloise, stilista in erba e troppo legata a traumi mai superati, gli stessi che, in qualche modo, rompono la barriera della realtà, rendendola una mente fin troppo sensibile e fragile per un Mondo contornato da squali di energia vitale. L’acerba ragazza (interpretata dalla bravissima Thomasin McKenzie) entra in un personaggio che vive di luce propria, affidandosi ad essere accarezzata dalle calde braccia della propria mente, assaporando una realtà a lei lontana ma che, in un certo qual senso, sente dentro il proprio labirinto mentale. La corsa ad ostacoli verso la realtà è penalizzata da quella che inizialmente pensa essere una fonte di ispirazione per i propri lavori da stilista, ma ben presto scoprirà che dietro la tenda di infinita bellezza si nasconde un terrore crudo e inquieto. Il lato nero della cerniera emotiva viene affidato all’incantevole Anya Taylor Joy (nel ruolo di Sandy). La musa di Robert Eggers ruba la scena ad ogni frame, riuscendo però a compiere il ruolo di “spalla” senza il minimo sforzo e dando al racconto il giusto equilibrio di sapori. L’attrice statunitense, classe 1996, offre una visione plastificata della propria figura epocale, nascondendo una solitudine malsana che la metterà nelle più crude vie dell’Inferno mascherato. Le luci calde e avvolgenti della fredda Londra si schiantano su di un muro elaborato per rendere differenti le realtà che lo spettatore si trova davanti agli occhi. Questo lavoro viene gestito da tutto l’intero Team creativo ed esecutivo con una semplicità disarmante, infondendo uno spettacolo che riesce ad andare di pari passo con la grammatica del prodotto. Tutto l’orrore delle protagoniste ha il volto della crudeltà e dello sfruttamento umano e, in parte, espresso anche dal bravissimo ed affascinante Matt Smith (l’Undicesimo Dottore nella serie televisiva di fantascienza Doctor Who), abile nel creare un personaggio di contorno infido e fondamentale nella caratterizzazione. Il “suo” Jack trasporta la cattiveria sotto una corazza manipolatrice, capace di soggiogare il pensiero ed i desideri dell’ingenua Sandy, portandola a compiere gesti estremi. La focalizzazione di tali espressioni mutano tutto il contorno dell’opera e dal momento, di centrale importanza, portano Ultima Notte a Soho all’estremità di un viaggio dentro il quale il ritorno non è posto come opzione. Roman Polanski e Lucio Fulci vivono dentro questa realtà attraverso un velato tributo ai Thriller datati, garantendo, oltre lo spettacolo visionario fatto di luci al limite del disturbante, una fitta trama narrativa volta allo stravolgere e catapultare il pubblico dentro una superfice di ansietà di altissimo livello tecnico. Il presente ed il Passato si mescolano a più riprese, riuscendo ad incontrarsi e fondersi in un unica e solida entità, dove Ellie & Sandy incontrano se stesse attraverso un doloroso specchio mentale. Il genere entra nel vivo nelle battute finali, regalando allo spettatore momenti di grande intensità e di puro Horror, invertendo ancora una volta la propria corsia su di un Thriller di scuola Italica, attraverso un piano studiato a tavolino dentro il quale non si può non rimanerne affascinati.
Edgar Wright esalta la vista del pubblico attraverso giochi pirotecnici di luci, ponendo però il faro principale sopra le giovani attrici che, grazie alla propria bellezza esecutiva, riescono a far tenere gli occhi puntati sul grande schermo senza un attimo di pausa: Quando finiscono gli anni 60 si ritorna in un mondo che sogna gli anni 60 e il regista Britannico non smette di far sognare… in questa Ultima Notte a Soho.
STAB HORROR ITALY