Articolo a cura di | Alessandro Pesce
“Su richiesta della fidanzata Olya, il giovane Matiev si presenta con un martello nascosto dietro la schiena a casa della ragazza. Si ritrova così faccia a faccia con il padre Andrei, padre della ragazza e poliziotto di Mosca dall’aspetto poco affabile. La loro breve chiacchierata si trasforma presto in un inferno, portando alla luce una scorta di denaro ben nascosta e un segreto ancora più scioccante.”
Cosa succede quando una pellicola Low Budget incontra un fanatico di Quentin Tarantino, dandogli la possibilità di inondare la “Stanza Narrativa” di sangue? Semplice : nasce Why Don’t You Just Die !
Da noi arrivato come “Muori Papà Muori” tramite Midnight Factory, vediamo l’esordio alla regia di Kirill Sokolov; giovane regista di San Pietroburgo; in quello che, a tutti gli effetti, possiam definire un impatto davvero esplosivo. Il lavoro si muove a ritmi velocissimi, introducendo in modo serrato tutti i protagonisti di questa strana vicenda aggrovigliata su binari che, se pur separati tramite Flashback, si congiunge perfettamente in un vicolo cieco dal sapore metallico come il sangue. Il film tesse una trama molto facile alla visione, regalando immediatamente frenesie registiche e funamboliche riprese su di uno spazio di manovra davvero complicato. Tutti gli avvenimenti, infatti, sono girati in un unico ambiente, dando quel senso di perenne continuità alla trama che man mano svela dettagli sempre più inquietanti. La grande forza di questo film è semplicemente focalizzata “al” raccontare qualcosa con i propri tempi, senza lasciarsi alle spalle nessun dettaglio seguendo la striscia di sangue che ne costituisce l’armatura e la corazza. Muori Papà Muori non è neanche lontanamente un Horror, ma riesce a farsi spazio tra le mura della Midnight Factory grazie a violentissime spinte e prepotenti urla che i film di Genere spesso e volentieri riescono a dare. Una voce davvero alta, quella messa in video dal regista classe 1989 che, volenti o meno, catturerà l’attenzione dello spettatore. Le prove attoriali e il taglio quasi “televisivo”, come patinatura di frame, sono studiate notevolmente, ricordando per certi versi alcune Sit Com francesi di fine anni 90, senza tralasciare mai quel tipo di Pulp tanto caro al giovane Sokolov. Venatura che trova terreno fertile nei protagonisti del racconto : sempre a focus sull’obbiettivo e abili a gestire i ridotti spazi circostanziali. Questa componente risulterà, alla fine della fiera, la vera forza di questo film, non deludendo lo spettatore e dando anche particolari sensazioni di disapprovazione verso chiunque : nessuna empatia verso nessun componente del racconto. Questo Modus Operandi quasi “Spaghetti Western” è la prova che i film di genere sono stati il pane quotidiano del regista, dando spazio ad una fotografia ordinata all’esigenza e totalmente folle quando la dinamica lo richiede, anche grazie all’ausilio di carrellate al limite dello schizofrenico. La colonna sonora chiude un cerchio davvero bizzarro, risultando sempre collocata nelle giuste situazioni e dando un giusto requiem al racconto con la bellissima House of the Rising Sun, attraverso un reprise a cavallo tra il Folk ed il Surf anch’esso molto particolare.
Un film brutale che divertirà lo spettatore alla ricerca di qualcosa di diverso.
STAB HORROR ITALY